In Giappone il comparto delle criptovalute continua a fare progressi su diversi fronti. Dopo aver legalizzato il bitcoin come mezzo di pagamento circa un anno fa e istituito un registro per gli exchange, Tokyo continua a ricoprire nel bene e nel male un ruolo di primo piano nel settore, di cui tra l’altro lo yen giapponese rappresenta più di metà delle transazioni in Bitcoin.
Nei giorni scorsi gli studiosi della Tama University appartenenti a un gruppo di ricerca supportato dal governo hanno rilasciato un documento contenente le linee guida per regolamentare le Ico, le offerte iniziali di moneta virtuale, l’equivalente delle Ipo nel mondo delle criptovalute.
La linee guida toccano diversi punti importante come l’individuazione di standard per contrastare il riciclaggio di denaro, conferma l’identità dei clienti e proteggere i possessori di debiti e capitali coinvolti. La lista di linee guida include normative per combattere il riciclaggio di denaro, identificare gli investitori, tracciare il progresso del progetto, nonché proteggere i possessori di debiti e capitali.
Queste proposte saranno deliberate dall’Agenzia giapponese per i servizi finanziari alla fine di questo mese e potrebbero diventare legge tra qualche anno.
“Eliminare i progetti di qualità dubbia sarà uno dei temi portanti del 2018, un processo da cui lo stesso mercato delle crypto uscirà rafforzato. In questo il Giappone mostra ancora una volta un atteggiamento proattivo in grado di indicare la via ad altri”, ha commentato Anatoliy Knyazev di EXANTE, responsabile del primo fondo in bitcoin.
In effetti i primi mesi dell’anno hanno segnalato a più riprese la vivacità del settore in Giappone, nonostante nel frattempo il prezzo del Bitcoin (BTC) si sia più che dimezzato dai massimi di dicembre, quando sfiorò brevemente i 20.000 dollari.
A gennaio la piattaforma Coincheck, società con sede a Tokyo, ha subito il più grande furto di sempre con oltre 500 milioni di dollari in token Nem sottratti a causa di un attacco informatico. Da lì in poi le autorità locali hanno aumentato ancora di più i controlli presso gli exchange, portando alla chiusura e alla sospensione di diversi siti non conformi agli standard di sicurezza.
Ma il rischio hackeraggio non sembra spaventare gli investitori nipponici, soprattutto quelli giovani. Un sondaggio pubblicato il 3 aprile dal portale online Shin R25 rivela che il 14% dei dipendenti di età compresa tra i 25 ed i 30 anni possiede delle criptovalute, che per un quarto dei partecipanti allo studio sono state il primo investimento della loro vita. E per il 92% di questi ultimi l’orizzonte temporale dell’investimento è quello di lungo periodo.