TOKYO (WSI) – Le politiche ultra accomodanti non sono state sufficienti e la il rial in Giappone. I prezzi al consumo giapponesi sono infatti crollati ancora di più in aprile, mettendo ulteriori pressioni sulla Banca centrale del paese, chiamata a varare nuove misure di stimolo monetario.
La missione del Giappone di scongiurare una prolungata deflazione, un periodo durante il quale i consumatori rinviano gli acquisti mentre i debitori devono sborsare di più per ripagare i prestiti, non sta portando alcun risultato concreto.
La deflazione è la prima preoccupazione del governo Abe, dal momento che ha danneggiato la terza economia al mondo per gran parte degli ultimi vent’anni. Ma gli sforzi per combatterla per il momento si sono rivelati fallimentari, sia in Giappone sia in Eurozona.
Il tutto mentre ieri al G7 che si svolge a Sendai, in “casa”, il premier giapponese Shinzo Abe ha avvertito che si rischia un’altra crisi alla Lehman Brothers. Come nel 2008 c’è da preoccuparsi per una recessione duratura e pesante.
Motivo per il quale Abe ha deciso che rimanderà l’incremento dell’Iva dall’8 al 10%. È la seconda volta che viene posticipato. Stavolta il rialzo sarà spostato in avanti di almeno 18 mesi e una delle ragioni sono proprio le minacce di ritorno di una deflazione prolungata.
Il ministero delle Finanze del Giappone si è opposto alla misura e organizzazioni internazionali come l’Ocse o le agenzie di rating hanno avvertito dei rischi che comporta una simile decisione per le finanze pubbliche, ma il premier tira avanti, nella speranza che i suoi consulenti e altri economisti stranieri, come i premi Nobel “progressisti keneysiani” Paul Krugman e Joseph Stiglitz, abbiano ragione.
Finché la situazione economica interna e internazionale non migliorerà non è il caso di rischiare di appesantire il carico fiscale sui consumatori.