“Gli effetti delle misure del nuovo dpcm oltre a non poter essere valutati prima di 3 settimane, saranno in parte neutralizzati dall’incremento esponenziale dei contagi e dall’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari dovuto alla stagione influenzale”: è questo il monito del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, da mesi in prima linea nell’interpretazione dei dati della pandemia.
Se dovessero persistere “i trend delle ultime settimane secondo gli scenari previsti dalla nuova circolare del Ministero della Salute”, ha argomentato il presidente Cartabellotta, “il rischio di restrizioni più ampie (lockdown incluso) è dietro l’angolo”.
Una situazione che si sta deteriorando molto in fretta, dunque, quella dei contagi da Covid-19 in Italia. Secondo i dati elaborati dalla Gimbe lo scenario, per la settimana compresa fra il 7 e il 13 ottobre, è il seguente:
- Decessi: +61 (+39,4% rispetto ai sette giorni precedenti)
- Terapia intensiva: +195 (+61,1%)
- Ricoverati con sintomi: +1.451 (+40%)
- Nuovi casi: +35.204 (+104,1%)
- Casi attualmente positivi: +27.059 (+45%)
- Casi testati +75.956 (+17,7%)
- Tamponi totali: +102.881 (+14,4%)
Va notato con particolare attenzione l’incremento della percentuale dei positivi sui tamponi eseguiti, che nell’ultima settimana ha compiuto un balzo al 7% rispetto al 4% registrato nei sette giorni precedenti e al 3,1% di due settimane prima.
Contagi, le regioni più colpite
“Con l’aumentare vertiginoso dei numeri il dato nazionale non rende conto delle marcate differenze regionali e provinciali”, ha tenuto a precisare il presidente della Fondazione Gimbe, esse “richiedono provvedimenti più restrittivi al fine di circoscrivere tempestivamente tutti i focolai e arginare il contagio diffuso”.
Se, ad esempio, la media nazionale è stata di 58,3 positivi ogni 100mila abitanti, tale incidenza sale a 141,6 nella Valle d’Aosta, a 113,1 in Liguria e con picchi provinciali a Belluno (181,3), Genova (144,7), Arezzo (129), Pisa (125,3), Prato (125,3), Napoli (110,3)”.