ROMA (WSI) – George Soros, l’uomo che nel 1992 mise in ginocchio la “sterlina”, ha scommesso pesante nel poker online: insieme a John Paulson e Leon Cooperman (altri due influenti manager di hedge fund), infatti, è diventato uno degli azionisti principali di Caesars Acquisition, la nuova multinazionale statunitense dell’e-gaming, nata a seguito di un’operazione di spinoff con la casa madre.
E’ questa quella che Forbes ha definito “la più grande scommessa di sempre, pari a 60 miliardi di dollari“, ovvero quanto valutato potenzialmente il mercato dei casinò online nel Nord America. Infatti, se uno dei più “illuminati” finanzieri del mondo occidentale come Soros investe nel business dell’online, vuol dire che i margini di crescita per il settore sono ancora importanti, soprattutto negli Stati Uniti, ma non solo.
Non a caso da quando ha dato il via all’operazione dell’online, Caesars è volata sul listino azionario, guadagnando 30 punti percentuali.
Soros, Cooperman e Paulson sono stati affiancati nell’operazione da altri quattro importanti manager di private equity: Leon Nero, David Bonderman, Marc Rowan e Joshua Harris, azionisti di riferimento di Caesars Entertainment che avevano già investito 484 milioni di dollari nell’e-gaming.
In poche parole Wall Street nutre grande fiducia nello sviluppo del gambling su internet e molti altri gestori di successo stanno scommettendo sulla grande rimonta del gioco d’azzardo online.
C’è solo un ostacolo a tutto questo: Sheldon Adelson. Infatti, la stessa settimana in cui il gioco online di Caesars ha iniziato la sua attività sul Nasdaq, Adelson, considerato il quinto uomo più ricco degli States, ha scatenato un esercito di avvocati e di lobbisti a Washington, dicendo a FORBES che “avrebbe speso tutto il necessario” per fermare il gioco d’azzardo online in America.
Adelson, infatti, non vuole “che la gente diventi dipendente dal gioco.”
Finora, però, i mercati scommettono che sarà lui a perdere. La partita a scacchi tra i due ricchi finanzieri sembra appena iniziata: Soros vuole a tutti i costi la regolamentazione del gambling sul web in tutti gli Stati, il che non sarà facile. Adelson, invece, la cui Las Vegas Sands è stata recentemente valutata 60 miliardi di dollari, vuole bloccare ogni tentativo di approvazione di leggi federali.
Insomma, la posta in gioco è enorme: da una parte sembra stia prendendo piede la rivoluzione dei casinò più grande degli ultimi decenni, dall’altra Adelson, con la sua illimitata disponibilità di denaro punta a rallentare lo slancio del gioco online, bloccandone la sua diffusione.