Economia

Tra i giovani cresce l’interesse per la finanza. Ma non si ritengono all’altezza della materia

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L’interesse per la finanza cresce soprattutto nei giovani. Molti di loro, però, non si ritengono ancora all’altezza nel gestire la materia. Sono in molti poi, che hanno la netta percezione di non riuscire a trovare i contenuti giusti per riuscire ad informarsi, nemmeno accedendo ai canali più utilizzati, tra i quali rientrano i social network. Purtroppo, però, ad oggi il basso livello di educazione finanziaria impatta decisamente sulle scelte di investimento dei singoli risparmiatori.

È quanto emerge da Diventare Investitori, la terza edizione dell’Osservatorio Internazionale Edufin. La ricerca è stata realizzata da Pictet Asset Management sotto la Direzione di Nicola Ronchetti, Fondatore e CEO di FINER Finance Explorer, Istituto di ricerca specializzato in ambito finanziario. Ma vediamo nel dettaglio cosa emerge da questo interessante report.

Finanza: cresce l’interesse per la materia

In Italia anche nel 2023 cresce l’interesse per la materia finanziaria da parte di risparmiatori ed investitori. Al centro della ricerca effettuata da Pictet Asset Management c’è proprio l’analisi dell’interesse verso questa materia. Si è cercato di comprendere, inoltre, quali difficoltà abbiano riscontrato i più giovani nel ricercare dei contenuti.

Ma guardiamo i numeri. Almeno l’85% dei risparmiatori intervistati si dichiarano molto o abbastanza interessati alla materia. A sensibilizzare l’interesse verso la finanza è stato principalmente il mutato contesto geopolitico e gli effetti sui tassi di interesse, inflazione e difficoltà economiche.

Rispetto al 2021 è stato, infatti, registrato un incremento del 10% dell’interesse. Nel 2023 la soglia degli esclusi – ossia di quanti si dichiarano non interessati ai temi finanziari – è arrivata sulla soglia dello zero percentuale. Comunque vada il gap tra quanti investono e chi non lo fa non accenna a chiudersi.

A condizionare in maniera spiccata l’interesse degli investitori per la finanza resta in larga parte legato all’entità del patrimonio, i quali:

  • raggiungono il totale campione i clienti Private (con patrimonio finanziario da € 500K a oltre € 5 milioni);
  • calano al 97% i clienti Affluent (da € 50K a € 500K);
  • passano al 91% per i Mass Market (da € 10K a € 50K).

Risultano essere buoni – anche se inferiori – i dati relativi agli studenti e ai non investitori, i quali, nel loro complesso, si sono dichiarati ad essere interessati nel 72% dei casi. Gli studenti over 18 passano al 78% rispetto al 51% del 2021.

 

Aumentano gli studenti che si informano

Interessarsi ai temi finanziari comporta anche dedicare maggiore tempo per tenersi informati. Nell’arco di un anno è aumentato del 3% il tempo dedicato a questa attività, anche se, per la maggior parte degli intervistati, dedicarsi all’approfondimento dei temi finanziati nel corso di eventi eccezionali una tantum.

Tra i non investitori, gli studenti over 18 sono i più costanti: il 50% dichiara infatti di dedicare uno spazio all’informazione economico-finanziaria continuativo, giornaliero o settimanale, contro un 36% che dichiara di informarsi solo in concomitanza di eventi occasionali – riporta il report -. Dato degno di nota, che testimonia la necessità dell’educazione finanziaria fin dalla giovane età, il fatto che in Italia l’inserimento di temi afferenti all’educazione finanziaria nei programmi scolastici dedicati all’educazione civica sia stato accolto molto positivamente dal 49% del campione.

Maggiore consapevolezza delle proprie lacune sulla finanza

Il maggiore interesse dedicato al tenersi aggiornati sulla finanza, fa acquisire una maggiore consapevolezza da parte degli investitori sulle proprie lacune. Quattro investitori su dieci e otto studenti su dieci non si reputano sufficientemente preparati.

Questo bisogno mette in evidenza quali siano i principali ostacoli a un effettivo miglioramento delle conoscenze finanziarie: dal 2021, dove la difficoltà nel comprendere la materia era al primo posto (31% degli intervistati), oggi quest’ultima cede il podio alla percezione di mancanza di contenuti o di referenti ritenuti affidabili, indicate dal 35% del campione.

Senza dubbio i social network si confermano come il canale privilegiato e sempre più utilizzato per informarsi: si è passati dal 27% del 2021 al 34% del 2023. Al secondo posto ci sono gli eventi digitali. Questi due eventi nel corso degli ultimi due anni sono cresciuti del 10%. Viene messo in evidenza, invece, un lento e costante declino di stampa e tv nella dieta mediatica, come canali di informazione economica-finanziaria, soprattutto tra i più giovani: nel 2021 il 29% dichiarava di informarsi tramite questi due strumenti, mentre nel 2023 lo fa solo il 10%.

Sebbene non si tratti di canali adatti per essere esaustivi in questo ambito, i social network sono diventati strumenti centrali per colmare il gap esistente tra domanda e offerta in ambito di educazione finanziaria, coprendo in via preliminare le esigenze informative dell’audience – spiega Daniele Cammilli, Head of Marketing di Pictet Asset Management -. L’incremento dell’utilizzo e della fiducia per i canali social che emerge dall’Osservatorio di quest’anno ha diverse conseguenze: in primo luogo, sempre più persone li scelgono come canali informativi di riferimento per via della loro facile fruizione e dei contenuti coincisi, a discapito dei mezzi che permettono una maggiore profondità di analisi; di riflesso, sempre più soggetti stanno privilegiando questi canali come strumenti di informazione non tradizionale per un pubblico più ampio, dando la medesima visibilità sia a professionisti della materia che a informal advisor dal background finanziario non certificato. Infine, per quanto prevalga il segnale positivo di un avvicinamento alla materia che aiuta ad abbattere il tabù de la finanza è complessa, la scelta dei social network è sintomatica della tendenza di volere le giuste informazioni senza eccessivo impiego di tempo o sforzo. E per quanto oggi esista un numero incalcolabile di informazioni liberamente disponibili in rete, dalle evidenze risultano chiare le difficoltà delle persone di raggiungere il giusto contenuto.

L’incertezza e l’emotività

Nel corso dell’ultimo anno, la maggiore consapevolezza del mercato, a cui si aggiunge una maggiore velocità e superficialità dell’informazione, ha contribuito a generare un forte bias rispetto all’orizzonte temporale di investimento.

A prevalere è infatti la visione di breve o brevissimo termine (presentismo), una rilevazione che emerge sia dalla preferenza ad informarsi su canali che offrono contenuti semplici e immediatamente fruibili (i social network, appunto), sia dai desiderata di impiego finanziario: preso il totale campione dei non investitori, la preferenza per i nuovi investimenti risulta essere ancora quella per la liquidità, nonostante i molteplici richiami dell’informazione specializzata sull’effetto erosivo del potere d’acquisto dei capitali disinvestiti, in un contesto di alta inflazione e rialzo dei tassi di interesse.