ROMA (WSI) – L’Italia non è capace di offrire un futuro. E’ questo il verdetto del 73% dei giovani italiani, sotto i 40 anni, stando all’analisi “I giovani e la crisi”, che è stata compilata congiuntamente da Coldiretti e dall’istituto dei sondaggi Swg.
Per questo motivo, una considerevole fetta di questi giovani, il 51%, “è pronta a espatriare per motivi di lavoro, mentre il 64% è disponibile a cambiare città”.
Si mette così in evidenza “una grande flessibilità per migliorare le proprie condizioni di vita, ma anche il fatto che le accresciute difficoltà hanno rotto quel legame che ha unito per intere generazioni l’Italia ai suoi abitanti”.
“La disponibilità a lasciare l’Italia riguarda sia gli studenti (59%) sia i disoccupati (53%), ma anche coloro che hanno già un lavoro (47%). Questo perchè il 73% dei giovani ritiene che l’Italia non possa offrire un futuro, contro il 20% che ha invece una visione positiva perchè pensa che gli italiani hanno competenze e creatività per uscire dalla crisi”.
“In un Paese vecchio come l’Italia – sostiene il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – la prospettiva di abbandono del Paese evocata dalla maggioranza dei giovani è una vera priorità alla quale le istituzioni devono dare una risposta. L’analisi dimostra che, se inseriti in un contesto che offre spazio alla realizzazione personale, i giovani dimostrano di credere di più all’Italia”.
L’inchiesta mette in evidenza anche quelle che sono le preferenze lavorative dei giovani. Perde considerevolemte appeal il posto in banca. Il 38% dei giovani “preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (28%) o fare l’impiegato in banca (26%)”. Si tratta di “una netta inversione di tendenza rispetto al passato, quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città”.
“Il contatto con la natura e i suoi prodotti – continua Marini, all’assemblea di Giovani Impresa – è diventato premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale. Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni – aggiunge – sono emerse tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna”.
Tanto che ben il 73% “è disponibile a partecipare alla vendemmia e alla raccolta della frutta, in partenza nelle campagne italiane“. E la percentuale sale al 76% per gli studenti, riguardo alla disponibilità di raccogliere frutta.
Durante l’estate 2013 “saranno almeno 200mila i giovani impegnati nelle campagne di raccolta di frutta e verdura e nella vendemmia”. Dal primo giugno i giovani lavoratori dai 16 ai 25 anni di età “regolarmente iscritti a un ciclo di studi possono essere remunerati con voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali”.
A dispetto dell’espressione “choosy” usata dall’ex ministro del Welfare Elsa Fornero, quasi un giovane su tre (32%) “farebbe lo spazzino, pur di lavorare”. E la percentuale arriva fino “al 49% per i giovani in cerca di lavoro e scende al 19% per gli studenti”. Ancora, il 34% dei giovani accetterebbe un posto da pony express e il 31% da operatore di call center. Anche in questo caso per i disoccupati la percentuale sale al 49% per il posto da pony express e al 39% per lavorare in un call center.
Oltre 4 giovani disoccupati su 10 (il 43%) “sarebbero peraltro disposti, pur di lavorare, ad accettare un compenso di 500 euro al mese a parità di orario di lavoro, mentre il 39% sarebbe disposto a un maggiore orario di lavoro a parità di stipendio”.
Italia non è un paese per giovani: si può dire nel commentare le condizioni sempre più precarie in cui vivono i giovani. Tanto che più di un quarantenne su quattro “si mantiene grazie alla ‘paghetta’ dei genitori, che aiutano finanziariamente i giovani fino a età avanzata”. Il 28% dei giovani tra i 35 e i 40 anni, quindi, “sopravvive con i soldi di mamma e papà, così come il 43% di quelli tra 25 e 34 anni e l’89% dei giovani con età tra 18 e 24 anni”.
“Da segnalare – secondo lo studio presentato all’assemblea di Giovani Impresa Coldiretti – che l’aiuto economico dei genitori continua anche per più di un giovane occupato su quattro (27%), che non è comunque in grado di rinunciare al supporto finanziario dai familiari”.[ARTICLEIMAGE]