NEW YORK (WSI) – Mercati sotto choc in Asia, stretti nella duplice morsa di un rallentamento dell’economia cinese e di un calo delle materie prime. Le prospettive di un indebolimento della domanda per le commodities, hanno afflitto le menti degli investitori, la maggior parte dei quali si sono dati alla fuga dal settore minerario, abbandonando in particolare nelle ultime sedute la nave Glencore, che sta affondando.
Il rischio è che il gruppo anglo australiano, attivo nel trading di materie prime, perda il rating di investment grade e le sue finanze facciano crac. Basterebbe, secondo Goldman Sachs, un’ulteriore contrazione del 5% del valore delle commodities.
Il gruppo oggi riesce a rimontare e recuperare qualcosa grazie alla nota di Citigroup in cui si consiglia al management di comprare il gruppo e portarlo a un delisting dalle quotazioni. Il titolo guadagna il 10% a Londra.
Gli analisti sostengono che il crollo del 40% dei prezzi nelle ultime settimane è esagerato. Glencore, per esempio, potrebbe facilmente vendere alcuni dei suoi asset per coprire i buchi nei bilanci derivanti da un calo del fatturato nelle operazioni in crisi di trading di materie prime. “Se gli investitori non si convincono nemmeno cosi’, il fondatore Ivan Glasenberg e gli altri dirigenti potrebbero semplicemente prendere la situazione in mano”.
Intanto pero’ la crisi delle commotidies e di Glencore miete altre vittime. L’effetto domino si propaga infatti in Asia. I titoli della società equivalente di Glencore nel continente, Noble, hanno perso l’11% circa, chiudendo con il ribasso piu’ accentuato dal 2008. I rischi aziendali sotto il profilo creditizio sono aumentati. I bond di Noble con scadenza 2020 sono in calo di 15 punti ai minimi record di 65.
Intanto il gruppo giapponese Daiichi Chuo KK, una societĂ con una capitalizzazione di mercato di 2,5 miliardi di dollari nel 2008 attiva nelle spedizioni via mare, petroliere e altri mezzi di trasporto specializzati ha smesso di essere scambiata in Borsa in seguito a una sospensione delle contrattazioni. Dovrebbe presto presentare istanza di fallimento.
In Cina le autorità sono corse ai ripari di nuovo. Se da un lato lo yuan è stato rafforzato sul dollaro per il secondo giorno di fila, a quota 6,3660, allo stesso tempo la Banca centrale del paese inietterà altri 40 miliardi di yuan in operazioni pronti contro termine di 14 giorni.
(DaC)