Per investire il contatto umano rimane importante. I risultati della ricerca di Gfk per Axa im
La tecnologia non sostituirà il consulente finanziario, la cui figura rimane di fondamentale importanza per chi investe i propri risparmi. È una delle evidenze emerse dal sondaggio condotto da Gfk per Axa investment managers sulle preferenze degli italiani in tema di risparmio e pianificazione del proprio futuro.
A dichiarare di fare affidamento sulla consulenza finanziaria sono ben il 70% degli intervistati alle volte (nel 38% dei casi) insieme alla ricerca autonoma. E sono soprattutto i giovani che sentono la necessità di essere guidati in un processo che spesso trovano complesso.
Commenta Pietro Martorella, amministratore delegato di Axa im Italia Sim:
“Il bisogno di consulenza resta forte. È incoraggiante vedere che un gran numero di persone si rivolge alla consulenza finanziaria e che le giovani generazioni sono le più propense a farlo. La consulenza finanziaria quindi non andrà in pensione, anzi, il numero di persone che useranno un consulente dovrebbe aumentare”.
Digitalizzazione ma il fattore umano resta al centro
Ci sarà sempre più spazio anche per la consulenza indipendente. Viene utilizzata oggi dal 13% degli italiani ma la percentuale sale al 19% tra chi pensa di usarla in futuro. Aumenta anche la quota di chi pensa di rivolgersi ai robo advisor, oggi utilizzati dal 6% degli intervistati (ma il 60% dichiara di preferire il consiglio di un altro essere umano piuttosto che di un robot o di un algoritmo). I giovani tra i 16 e i 34 anni appaiono i più propensi a rivolgersi a un professionista (43%).
Le nuove tecnologie hanno comunque un ruolo importante da giocare quando si tratta di investimenti. Gli italiani considerano lo sviluppo di nuovi strumenti tecnologici come un utile mezzo per monitorare facilmente i propri investimenti, per scegliere la migliore soluzione tra le tante offerte dal mercato, o per consentire un facile accesso online ai propri prodotti finanziari su smartphone o tablet.
Tradotto in cifre il 30% degli intervistati considera l’accesso attraverso app e device mobili un modo facile per monitorare come stanno andando gli investimenti, il 21% lo vede come un modo per controllare l’andamento dei propri prodotto e un altro 21% vorrebbe utilizzare gli questi strumenti come simulatori di rendimenti futuri.
Italiani alla ricerca di sicurezza
Secondo quanto emerge dall’indagine di Axa im “Voices”, rispetto agli anni passati è cresciuto il numero delle persone che investono ma gli italiani si confermano nel complesso molto prudenti quando si tratta del loro denaro e la sicurezza sul lungo periodo è la loro priorità.
Avere una rete di protezione è in cima alla lista degli obiettivi finanziari per il 49% degli intervistati. Seguono la sicurezza di arrivare a fine mese (25%) e avere abbastanza reddito durante la pensione (24%). L’approccio prudente si riflette anche nella scelta dei prodotti finanziari: la maggioranza (il 68%) investe in liquidità, il 63% tiene il proprio denaro su un conto di risparmio e il 25% ha una polizza assicurativa. Solo il 22% degli intervistati ha un prodotto d’investimento, anche se la percentuale sale al 71% tra quelli che hanno un reddito più elevato.
L’investimento piace di più se è responsabile
Che i giovani abbiano una coscienza ambientale e sociale più sviluppata è certificato anche dai dati della ricerca condotta da Gfk per Axa im, che ha coinvolto oltre 1000 adulti (50% femmine e 50% maschi), concentrandosi sull’80% delle persone con un reddito familiare pari o inferiore a 37.499 euro all’anno.
Per il 69% dei partecipanti al sondaggio è molto importante prendere in considerazione l’impatto sociale e ambientale delle aziende in cui si investe e non soltanto il ritorno finanziario che potrebbe derivare dall’investimento. Inoltre, il 72% degli intervistati ritiene che le società con un approccio migliore ai criteri Esg costituiscono un migliore investimento per il futuro. Gli investitori desiderano inoltre che il proprio denaro faccia la differenza e non si accontentano di buoni propositi e dichiarazioni di principio delle aziende. Il 64% del campione vuole avere prove concrete dell’impatto socialmente responsabile degli investimenti. Sono soprattutto i giovani che non si accontentano di una semplice certificazione. Il 76% della fascia dai 22 ai 30 anni vuole vedere le prove dell’impatto positivo di un investimento, dalla riduzione delle emissioni di carbonio al consumo dell’acqua.