Società

Gli italiani spendono più soldi per il gioco che per le tasse

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

L’Italia da tempo si ritrova alla mercé di due mali che ogni anno si fanno sempre più preoccupanti: l’evasione fiscale, in particolare il versamento dell’IRPEF e dell’IVA, e la ludopatia, ovvero l’ossessiva ricerca del piacere attraverso il gioco legale e non. Per quanto le autorità cerchino di ridurre il rischio da una parte potenziando gli accertamenti, e dall’altra cercando di curare e fare prevenzione, la situazione non sembra migliorare.

A seguito della pubblicazione della nuova edizione di Itinerari Previdenziali a cura del Centro Studi e Ricerche, addirittura in Italia si danno più soldi al gioco, e meno per pagare l’IRPEF. Un dato abbastanza preoccupante, perché conferma non solo la tendenza all’evasione fiscale (anche se leggermente in calo rispetto agli altri anni, secondo l’ISTAT), ma anche una crescente tendenza alla ludopatia, un male a cui ancora oggi milioni di persone in Italia non sono ancora riusciti a sfuggire.

Si danno più soldi al gioco che all’erario

Riferendosi al 2021, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha notato nel Settimo Rapporto come le quote pro capite per erario e gioco regolare siano decisamente particolari. Se per quanto riguarda il versamento IRPEF si stima una somma pari a 175,17 miliardi di euro, come sottolinea il report, “[…] il volume di denaro giocato in Italia nel 2021, si è attestato a 111,18 miliardi di euro“.

Addirittura l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli stima per il gioco online e non raccolto nel 2022 una cifra intorno ai 135-140 miliardi di euro, praticamente il 30% in più rispetto all’anno prima. A questo si aggiunge anche il fatto che si stima almeno 20 miliardi di euro per quanto riguarda il gioco illegale e criminale (dati dell’Agenzia delle Dogane, Libro Blu).

Per comprendere al meglio la cifra, la quota pro capite IRPEF per chi ha un reddito inferiore a 20mila euro lordi ammonta a 1.271 euro (1.698 euro se al lordo del TIR), mentre per il gioco regolare si parla di 2.229 euro, circa più del 40-50% rispetto alla quota fiscale. Come lo stesso report precisa, si parla di una cifra

“[…] enormemente più alta dell’imposta media pagata dal 56% degli italiani con redditi entro i 20 mila euro lordi l’anno superando anche il record del 2019 pre-pandemico e giocando negli 85 mila esercizi commerciali“.

Sempre Itinerari Previdenziali nota come le quote pro capite per il gioco regolare “[…] sono maggiori nelle regioni con minori versamenti fiscali pro capite“. Guardando infatti alle statistiche disponibili a pagina 92, sotto la cifra del gioco si trovano pressoché tutte le Regioni del Sud (solo l’Abruzzo è sopra, con 2.352 euro di media pro capite), per un valore medio di 1.820 euro. Nel caso delle regioni del Centro e del Nord, la media è decisamente superiore (dai 3.244 euro del Centro ai 3.600 euro del Nord, con punta massima la Lombardia, con 4.035 euro di IRPEF per persona)

Il problema della ludopatia e dell’evasione dell’IRPEF

I numeri dimostrano che anche oggi l’Italia vive una situazione d’allarme non solo per quanto riguarda l’evasione fiscale, ma anche per quanto riguarda la ludopatia. Per l’evasione fiscale, lo stesso report di Itinerari Previdenziali nota che la stessa stima non è precisa: l’ISTAT parla di un calo da 183,9 miliardi del 2019 a 174,6 miliardi nel 2020, mentre il MEF lo stima a 122 miliardi.

Oltre a ciò, sembra ci sia una specie di stortura tra le politiche sociali basate sui redditi lordi, e gli indici di povertà assoluta, indicati dall’ISTAT. Con un ISEE basso, da incapiente, si può accedere a bonus e agevolazioni, e questo spiega perché

“[…] su 16 milioni di pensionati quasi il 44% sono totalmente o parzialmente a carico della collettività non essendo riusciti, in 67 anni di vita, a versare per almeno 15 anni i contributi e quindi neppure le imposte”.

Senza contare NEET, nonché lavoratori in nero, per un totale di oltre 6 milioni di persone che non contribuiscono all’erario. Il carico delle imposte va quindi al resto della popolazione, in cui “[…] il 44,25% paga l’89,08% mentre il 42,59% dei contribuenti paga solo l’1,73 % dell’intera IRPEF“, a riferimento delle classi che vanno dai 15.000 in poi, e dai 7.500 ai 15.000 euro. Questo significa anche che

“[…] circa il 78% degli italiani riceverà tutti i servizi senza pagare nulla e dichiarando poco ai fini IRPEF, [ed essendo privi] di contribuzione […] dovranno ricevere assistenza anche da pensionati.”.

Nel caso della ludopatia, come primo dato va detto che in Italia sono disponibili una slot machine ogni 143 abitanti, decisamente superiore alla media spagnola (una ogni 245 abitanti) e tedesca (una ogni 261). L’ISS stima 1,5 milioni di ludopatici gravi, ovvero gente che brucia quasi tutto il suo reddito per il gioco, addirittura 2,2 milioni se si contano le famiglie con bambini.

Nota particolare per le spese relative alla cartomanzia o alla chiaroveggenza. Sembra che nel 2019 siano stati spesi oltre 9 miliardi di euro “[…] per conoscere il futuro dai maghi e fattucchiere“. Questo dato è “[…] più di quello che si accantona per i fondi pensione“, stimato attorno ai 6,1 miliardi di euro per quanto riguarda i fondi negoziali, e 2,8 per quelli aperti, secondo il COVIP.

Un’Italia di “poveri” benestanti?

Su questo fronte, Itinerari Previdenziali descrive il contribuente italiano con una formula creata ad hoc dal Presidente del Centro Studi Alberto Brambilla, “poveri benestanti“. Nonostante i redditi dichiarati, e quindi le tassazioni previste, nonché le spese libere per gioco e altro, l’italiano non gode di una retribuzione media soddisfacente, ma ha modo di togliersi qualche vizio.

Sempre il report accenna al versamento pro capite dell’IVA: al Sud è di 678 euro l’anno, mentre Nord e Centro è intorno ai 2.963 euro. Quindi 20 milioni di individui al Sud “[…] non vivono con consumi di quasi 5 volte inferiori a quelli del Centronord; ma per l’Istat sono poveri.“. E così anche il possesso di beni immobiliari e non: “[…] l’Italia è al primo posto in Europa oltre che per il possesso di abitazioni, autoveicoli e motoveicoli, lo è anche per i telefoni, e gli abbonamenti mobile e TV; è al secondo posto per animali da compagnia dopo l’Ungheria.“.

Ma chi sono allora i “poveri”? Per il report, “[…] la gran parte dei poveri assoluti [è] tra i ludopatici, i tossici e alcool dipendenti e coloro che hanno gravi disfunzioni alimentari, tra cui l’obesità.“. Gente che a causa di queste dipendenze difficilmente troverà un lavoro, e che rischia di rimanere per sempre nella povertà assoluta.