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Gli specialisti del debito che si accaparrano il 10% dei Bot

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Il contenuto di questo articolo – pubblicato da Byoblu – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – Se compri azioni di una società e questa società fallisce, sono problemi tuoi. Nessuno si riduce alla fame per rimediare ai tuoi errori e ricostituire il tuo capitale. Se invece compri titoli di stato e questo stato fallisce, tu non perdi niente: il tuo investimento è garantito dalla pelle di milioni di persone che non hanno mai investito un solo centesimo, perché non avevano i soldi, ma che saranno ridotte alla fame per rimediare alla tua scarsa oculatezza (o alla tua banale sfiga).

Ma chi sono questi ai quali, con l’austerity di Monti, stiamo ripagando investimenti sbagliati? Provate a scoprirlo, se siete bravi. Sul sito del Tesoro ci sono i rapporti sulle aste dei titoli, ma sono riepilogativi: ti dicono quanti miliardi hanno piazzato e quale rendimento hanno garantito.

Chi li abbia comprati, questi BOT o questi BTP, tuttavia non è dato sapere. Scrivetegli pure, rompete le balle anche a Maria Cannata se volete: per non tradire lo spirito di ogni buona amministrazione pubblica italiana, non vi rispondono. Forse non lo sanno neanche loro.

Eppure anche questa sarebbe trasparenza: se io mi indebito voglio sapere con chi. Sapendolo, tra le altre cose, riesco anche a tutelarmi rispetto a possibili operazioni di speculazione, magari ottenute dando una spintarella allo spread prima dell’asta, così da alzare i rendimenti. Se so chi ci guadagna, ho uno strumento in più per tentare di risalire a eventuali comportamenti scorretti.

Invece si sa solo che ci sono degli “specialisti”, selezionati mediante speciali graduatorie, che hanno diritto ad accaparrarsi il 10% garantito dei BOT ad ogni emissione. Gli specialisti del 2011, per esempio, erano nell’ordine: 1) Barclays Bank PLC; 2) Banca IMI S.P.A.; 3) Unicredit Bank A.G.; 4) JP Morgan Securities LTD; 5) Deutsche Bank A.G e via via fino a Morgan Stanley & Co.

Curioso che tra gli specialisti con diritto di acquisto sui nostri titoli di stato ci sia anche la Deutsche Bank, che è direttamente collegata ai tedeschi, quelli che da tutta questa storia ci guadagnano. Sì, perché una delle recenti aste di Bund è andata perfino deserta in quanto, dato l’ampio spread, avrebbe garantito rendimenti perfino negativi. Il che significa che in Germania arrivano soldi freschi ad ogni emissione praticamente gratis. Perché? Semplice: se lo spread è alto, succede che alla Merkel arrivano fiumi di denaro, per via della presunta affidabilità dell’investimento. Il che si traduce in ricchezza reale per il paese, in liquidità da usare per i prestiti alle aziende, quindi in prodotto interno lordo e conseguentemente in benessere. Il che, una volta di più, si traduce in un ulteriore impoverimento delle economie del sud Europa, che soffocano o vengono acquisite a prezzi stracciati: la massa monetaria è quella e la BCE non ne crea, senza ritirarne in altre forme. Di contro, chi vuole “osare” diversifica puntando una parte del gruzzoletto in titoli italiani (e ben il 48% del debito pubblico italiano è detenuto all’estero). Quindi la Deutsche Bank acquista i titoli italiani per le speculazioni più impavide e gli viene pure garantita una prelazione del 10% sulle emissioni. Vengono a fare caccia grossa da noi, insomma, come quel nonfatemidirecosa di Jaun Carlos fa con gli elefanti. E noi gli diamo pure una esclusiva “tessera gold”.

Lo stesso spread si determina mediante gli scambi dei titoli di stato sul mercato secondario (piazza affari e, soprattutto, la borsa londinese). Tu che hai comprato da un’asta di BOT, per esempio, ti rivendi le tue quote a chi se le vuole comprare, a un prezzo che è conseguenza diretta delle logiche di compravendita (viziate o meno). Anche qui: provate a capire chi vende cosa e a quanto. Cercate uno storico. Non lo sa nessuno. Forse le banche e magari la borsa. Cioè le élite finanziarie. E certo, gli “specialisti”. Il cittadino non ha modo di risalire a questi dati. Eppure sono soldi nostri, in fondo, e i movimenti che vengono fatti, come lo scambio delle figurine dei calciatori, determinano quanto saremo più poveri nel prossimo futuro: non avremmo forse diritto ad avere, anzi pretendere trasparenza assoluta? Non dovrebbe il Dipartimento del Tesoro pubblicare i volumi di titoli scambiati anche sul mercato secondario, magari con i dettagli relativi ai traffici più voluminosi, quelli che possono essere a rischio? Non se lo chiedi a loro, certo: sarebbe come chiedere a Gambadilegno se ritiene giusto consegnarci una mappa dettagliata dei suoi prossimi colpi. Ma secondo noi, che siamo quelli che viviamo sulla nostra pelle l’austerity che deriva da questi giochetti, dovrebbe? Dovrebbe, sì! La finanza controlla la democrazia: non è forse ora che la democrazia inizi a controllare la finanza?

Dobbiamo chiedere trasparenza totale sugli acquirenti del nostro debito e su tutti i movimenti successivi che, a partire dalle nostre emissioni di titoli, vengono fatti. Solo così potremo iniziare a controllare eventuali mosse speculative che sono ormai i più grandi crimini contro l’umanità. Se tecnicamente non si può fare, si stabiliscano nuove regole e nuovi strumenti per farlo, perché l’uomo deve essere al di sopra di qualsiasi altra cosa. Sempre.

SULL’AUTORE: Claudio Messora e’ il creatore del videoblog Byoblu, che ha ricevuto il premio Agenda Rossa e il XXXI Premio Ischia Internazionale del Giornalismo. Le denunce e testimonianze raccolte sulle vicende del terremoto di L’Aquila sono state utilizzate dalla Procura locale nell’ambito dell’inchiesta che ha coinvolto la Commissione Grandi Rischi.

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