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“Gli Stati Uniti non faranno default”, dice il prof. Roubini

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Shanghai – “La situazione dovrebbe risolversi in questi giorni e gli Stati Uniti non arriveranno al punto di dichiarare un default sul debito”. Ne è convinto Nouriel Roubini, co-fondatore di Roubini Global Economics LLC e professore di Economia alla New York University.

“Repubblicani e Democratici giungeranno a un accordo per alzare il tetto limite del debito”, ha detto Roubini durante una conferenza stampa a Shanghai, in Cina, secondo quanto riporta Bloomberg. “Il mercato è impaurito e questo obbligherà il governo a raggiungere un accordo”.

(Leggere anche: “A Wall Street nessuno crede in un default degli Stati Uniti“)

Barack Obama, in un discorso TV alla nazione, ha ribadito ieri notte l’importanza di un accordo sul debito. E spiega che se questa impasse continuerà, «produrrà danni incalcolabili». Il presidente americano è preoccupato, «abbiamo gli occhi del mondo addosso». Allunga la mano ai repubblicani, cita Ronald Reagan, e chiede proprio agli americani di premere il Congresso affinché sblocchi la situazione. A rispondere è lo speaker della Camera John Boehner che rimanda tutte le richieste al mittente. «Obama vuole un assegno in bianco, ma non lo avrà». Ora la possibilità di un downgrade per gli Stati Uniti si fa seria ed è al centro delle discussioni di Wall Street. Un’ipotesi che potrebbe travolgere anche tutti gli altri mercati. Anche se quello asiatico ha tenuto.

IN DIRETTA TV – E così Obama è entrato nelle case dei suoi concittadini in un discorso in diretta televisiva. Il presidente non nasconde la sua preoccupazione. Anzi. E avverte che senza un compromesso su deficit si «rischia una profonda crisi economica causata interamente da Washington». Un default sarebbe «un risultato avventato e irresponsabile del dibattito». E ricorda come in passato l’aumento del debito sia stato «di routine», al punto che un presidente repubblicano come Ronald Reagan lo ha firmato 18 volte e George W. Bush sette. Poi punta il dito contro l’opposizione : «L’unica ragione per cui questo approccio bilanciato non è sulla strada giusta per diventare legge ora è perché un significativo numero di repubblicani al Congresso stanno insistendo su un approccio che include solo tagli alle spese. Un approccio che non chiede affatto agli americani più abbienti o alle corporazioni maggiori di contribuire». L’approccio bilanciato di cui parla da settimane il presidente statunitense comprende, oltre a tagli delle spese, anche una serie di incrementi delle tasse.

LA CONTROPROPOSTA- I repubblicani hanno proposto un programma in due fasi per innalzare subito il tetto del debito di un trilione di dollari e permettere poi un incremento maggiore il prossimo anno. Quest’ultimo dipenderebbe però dalla decisione del Congresso di approvare o meno i tagli a programmi come Medicare e ai sussidi per l’agricoltura. Obama però si oppone a un piano articolato in due fasi. Ma intanto senza di loro non si va da nessuna parte. Ed è lo speaker della Camera John Boehner, in un discorso andato in onda subito dopo quello del presidente, che risponde ancora un secco no. «Obama ha spesso detto che abbiamo bisogno di un approccio bilanciato, che a Washington significa che noi spendiamo di più e voi pagate di più. La triste verità è che il presidente voleva un assegno in bianco sei mesi fa e vuole un assegno in bianco ora. Questo, semplicemente, non accadrà»