Roma – Vendete bond italiani. Se cambiamo idea ve lo diciamo, ma per il momento continuiamo a credere che l’Italia «andrà peggio degli altri mercati non core» dell’eurozona. Questo è il consiglio arrivato ieri di primo mattino da Goldman Sachs ai suoi clienti in una nota riservata. Gli analisti di Goldman tracciano anche lo scenario della crisi: voto tra febbraio e marzo, il ritorno di Berlusconi che erode consensi ai grillini e nuovo governo. «Al momento, l’esito più probabile resta quello di una di un governo di coalizione di centro-sinistra, con Mr. Monti coinvolto in qualche ruolo istituzionale».
Ieri, con gli occhi del mercati concentrati sul debito italiano, le grandi case di brokeraggio hanno dato grande spazio al futuro di Mario Monti e a quello di Silvio Berlusconi. L’analisi di Goldman – non diffusa alla stampa – è però quella che è più entrata nel dettaglio dello scenario politico. Gli analisti del gruppo Usa, da Londra, mandano messaggi rassicuranti: «Il rafforzamento della governance dell’eurozona dovrebbe anche mitigare le possibilità di vedere una modifica sostanziale della politica economica» rispetto a quanto fatto dall’esecutivo attualmente in carica. Anche se, avvisa la banca, «è da aspettarsi un aumento della retorica anti-austerità e anti-riforme».
Proprio quest’ultimo fattore spiegano gli analisti, dovrebbe portare come esito un aumento del premio di rischio per gli asset italiani. Per questa ragione, «fin dalla scorsa settimana abbiamo raccomandato di prendere posizioni “corte” sui bond governativi italiani (rispetto alle loro controparti spagnole)». In futuro, «consiglieremo eventualmente ai clienti di chiudere questa posizione tattica».
Di certo, spiegano ancora gli analisti di Goldman, in questa sarà più difficile per l’Italia chiedere il ricorso al piano di sostegno antispread della Bce, nonostante il Tesoro debba rinnovare 52 miliardi di Btp e Ctz e 89 miliardi di Bot entro la fine di febbraio. Tra gli aspetti positivi, Goldman segnala però che adesso Monti avrà le mani più libere per aggregare attorno a sé il supporto per le politiche messe in atto dal suo esecutivo, «probabilmente ispirando la piattaforma di una coalizione centrista».
Scenari politici a profusione anche dalle altre banche d’affari, in analisi questa volta circolate anche tra la stampa specializzata: Royal bank of Scotland si avventura anche in percentuali sul prossimo esecutivo, con un 55% di probabilità che si di centro-sinistra, un 25% che vinca il centro destra e un 20% che dalle urne esca un Monti-bis.
Morgan Stanley vede tra i rischi la vittoria di un governo che voglia smussare le riforme, o una campagna elettorale centrata sui temi anti-riforme. Per Credit Suisse, infine, quello che potrebbe cambiare i giochi potrebbe essere l’impegno diretto di Monti in politica, sia come capo di una coalizione centrista che con esplicito appoggio ad un simile raggruppamento.
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