La ripresa dell’oro, bene rifugio quanto monta la paura sui mercati, non è destinata a durare, secondo quanto scrive Goldman Sachs. Al termine di una risalita iniziata circa a metà gennaio, la settimana scorsa il metallo prezioso per eccellenza ha raggiunto il picco sulla scia delle vendite azionarie sui titoli bancari. Jeffrey Currie, global head di Goldman per le il mercato delle commodiy scrive in merito:
Crediamo che la forte ascesa nei prezzi dell’oro della scorsa settimana sia dovuta soprattutto alle preoccupazioni sui rischi sistemici, particolarmente nel settore bancario, data la pronunciata correlazione dei prezzi dell’oro con le azioni bancarie e altri indicatori di rischio sistemico nel credito. Mentre questa è una continuazione di un trend stabilitosi dall’inizio dell’anno che è cominciato con le preoccupazioni sistemiche sul petrolio e sulla Cina, crediamo che queste nuove paure, come quelle precedenti, non siano giustificate.
Come Franklin Delano Roosvelt, Currie aggiunge come non sia nulla di cui aver paura se non della paura stessa. Per Goldman Sachs sarebbe quindi il caso di assumere una posizione corta sull’oro dato un prezzo obiettivo di 1.100 dollari l’oncia per i prossimi tre mesi e di 1.000 per i prossimi 12; il prezzo attuale si attesta sui 1.206 dollari con buona parte dei guadagni della scorsa settimana già corretti.
Nel caso delle banche, le cui azioni sono state oggetto di forti vendite, Currie ritiene che le strutture di finanziamento di emergenza create nel 2012 potranno ammortizzare i rischi, mentre i mercati monetari continuano a funzionare senza segni tensione. I tassi negativi, i cui effetti dimagranti sui profitti delle banche sono un’altra questione dibattuta, sono stati trattati da Janet Yellen una settimana fa, come un’opzione in caso di necessità per l’economia americana; una necessità che sembra improbabile, secondo quanto scrive Goldman.
Fonte: Business Insider