Non solo Meta e le altre big tech. La crisi non fa sconti neppure ai colossi di Wall Street. Goldman Sachs è pronta ad annunciare, già nei prossimi giorni, un taglio del personale fino a 3.200 posti di lavoro. Uno dei maggiori piani di ridimensionamento della banca Usa dalla crisi finanziaria del 2008: in quell’occasione, la banca aveva intrapreso un piano per tagliare più di 3.000 posti di lavoro, o quasi il 10% della sua forza lavoro all’epoca, mentre i dirigenti avevano deciso di rinunciare ai loro bonus. Più di un terzo dei tagli riguarderà le sue principali unità trading e banking. A riportare la notizia è l’agenzia Bloomberg, citando una fonte vicina al dossier.
Unica consolazione: il numero di licenziamenti sarà inferiore nei numeri rispetto alle indiscrezioni di inizio dicembre (si parlava di 4 mila unità). Ricordiamo che sotto la guida dell’amministratore delegato David Solomon, l’organico è aumentato del 34% dalla fine del 2018, salendo a oltre 49.000 al 30 settembre.
Le cause dei licenziamenti in Goldman Sachs
La mossa rientra in un più ampio disegno per ristrutturare il gruppo e risanarne le finanze: il rinnovamento dovrebbe riguardare tutte le attività, in particolare centinaia di dipendenti nel business al consumo Marcus, su cui la società aveva puntato molto ma che si è rivelato un flop. Lo stesso ceo David Solomon non ha fatto mistero di prevedere tempi difficili.
In una recente conferenza di settore il numero uno dell’istituto ha sottolineato di “percepire venti contrari, soprattutto nel breve periodo” e di aver avviato piani per “mitigare le spese”. “Per il nostro gruppo dirigente, l’obiettivo è preparare l’azienda a superare questi venti contrari”.
Nel terzo trimestre del 2022 Goldman aveva riportato profitti in calo del 43% e una riduzione del 12% a livello di ricavi, con l’investment banking caduto del 57%.
I tagli arrivano anche una settimana prima delle tradizionali discussioni sui compensi di fine anno della banca. Anche per coloro che rimangono in azienda, si prevede un crollo delle retribuzioni soprattutto nell’ambito dell’investment banking. Si trama di un trend in netto contrasto rispetto allo scorso anno, quando i membri dello staff vennero inondati di grandi aumenti di bonus e a pochi eletti venivano persino concessi pagamenti speciali. All’epoca, il compenso di $ 35 milioni di Solomon per il 2021 lo collocava accanto a James Gorman di Morgan Stanley come l’amministratore delegato più pagato per un’importante azienda statunitense.