NEW YORK (WSI) – Alle Borse, o meglio, ai grandi colossi di Wall Street che spostano ogni giorno ingenti capitali sui mercati azionari globali, piacciono i governi totalitari e le rivoluzioni. Lo disse già nel 2011 Larry Fink, numero uno di BlackRock, sottolineando che questa è una delle grandi verità di cui non si parla mai. E, come al solito, chi guadagna di più e specula anche sulle rivoluzioni socialiste, o su movimenti che con il capitalismo non hanno nulla a che fare, è sempre lei: Goldman Sachs.
Prendiamo, come fa notare un rapporto di Bloomberg, la “rivoluzione socialista” in Venezuela a opera di Hugo Chavez. Dopo essersi insediato nel 1999, il generale presidente ha dato vita ad almeno 1000 processi di nazionalizzazione di oltre mille aziende. Che hanno fatto lievitare i rendimenti dei bond venezuelani +681%, ovvero secondo i rumor +14,7% su base annua. Bond venezuelani che incidevano sul Fondo di Goldman Sachs “Growth & Emerging Markets Debt Fund” -del valore di $2,9 miliardi – per il 6,7% circa. E’ stato proprio grazie ai titoli di stato del paese – terza maggiore partecipazione – che il fondo del colosso di Wall Street ha assicurato un ritorno del 12,8% negli ultimi tre anni, registrando una performance superiore ad altri bond +90%. Anche Oppenheimer Funds Inc ha beneficiato del balzo degli yield.
Che sia allettante prendere in considerazione il Venezuela per un investitore lo sostiene Sara Zervos, alla guida del team del reddito fisso dei Paesi emergenti presso la banca OppenheimerFunds. “E’ molto interessante, soprattutto per i ritorni di portafoglio“, rimarca il broker.
Ma qualcosa potrebbe cambiare, avverte Russell Dallen, trader presso Caracas Capital Markets. L’esperto ricorda che l’8 dicembre scorso Chavez è stato sottoposto a intervento chirurgico. Come dire che se la stella del grande dittatore non brillerà più, sarà necessario fare attenzione. “Sarà più difficile replicare le performance degli ultimi dieci anni”.