ROMA (WSI) – Goldman Sachs lancia un chiaro avvertimento a tutti coloro che stanno pensando di continuare a puntare su Wall Street. Numeri alla mano, il colosso bancario americano fa notare che, a un PE forward pari a 17,5, il mercato azionario Usa appare più sopravvalutato oggi, di quanto lo sia stato in qualunque momento degli ultimi quattro cicli di rialzi dei tassi, a eccezione di quelli che iniziarono durante la bolla hi-tech della fine degli anni ’90.
Alla domanda: “Le azioni dovrebbero temere i rialzi dei tassi?” da parte della Fed? Goldman risponde dunque in modo affermativo.
La banca calcola anche il PE dello S&P 500 basandosi sulla somma dei precedenti utili degli ultimi quattro trimestri: il valore è pari a 18,1. Tale valore va comparato ai PE ratio di 13,6, 16,1, 29 e 19,1 che hanno contraddistinto l’inizio degli ultimi quattro cicli di rialzi dei tassi.
Detto questo, Goldman fa riferimento soprattutto al PE forward che, a 17,5, è ben superiore ai valori testati durante gli ultimi quattro cicli di rialzi dei tassi. E Goldman preferisce emettere il suo verdetto sulla base del PE forward, i cui valori alti l’istituto fa fatica a “razionalizzare”.
Il punto, fa notare, è che “è comune sentire che l’azionario è l’opzione di investimento ‘meno peggio’ in un mondo caratterizzato da rendimenti così bassi”. Per giustificare un elevato valore del PE bisognerebbe chiedersi se il potenziale dei tassi di crescita del Pil reale Usa, nel lungo periodo o se i premi sul rischio azionario, siano oggigiorno più alti che nei cicli del passato, in cui la Fed decise di adottare una politica monetaria restrittiva”. E, “se è vero che le aspettative sulla crescita sono difficili da giudicare, è nostra opinione che la debole performance del tasso di crescita successiva al periodo di crisi ha alimentato più pessimismo che ottimismo. La stagnazione secolare, è il tema du jour”, scrive.
La traduzione di tale report è la seguente: le azioni sono tutto fuorché economiche e tutto fuorché preparate a un rialzo dei tassi.