NEW YORK (WSI) – E pensare che c’e’ ancora chi ha il coraggio di chiamarlo mercato libero ed efficiente. La verita’ e’ che per natura ormai l’azionario e’ un sistema manipolato dai pesci piu’ grossi, un’assunzione di cui abbiamo la prova quotidianamente.
Due anni fa sarebbe stato considerato un errore tecnico gravissimo delle piattaforme di trading, ma oggigiorno viene accettato con una certa compiacenza dagli operatori di mercato, ormai abituati a episodi di questo tipo.
In altre condizioni il flash crash dei prezzi di Google dell’altro giorno avrebbe riempito i titoli dei giornali finanziari. Stiamo parlando di un titolo da $300 miliardi di capitalizzazione che perde 40 dollari in meno di un secondo.
Peraltro l’episodio non e’ stato un incidente, provocato da un “fat finger”, ovvero un errore individuale commesso al momento di dare l’ordine di acquisto o di vendita.
Stando al resoconto ‘post mortem’ redatto da Nanex, i titoli Google hanno subito un crollo improvviso dei prezzi di Borsa. Il valore e’ calato improvvisamente da $796 a $755 in tre quarti di secondo, prima di rimbalzare a $793 un secondo dopo.
Analizzando i numeri si capisce che non si puo’ essere trattato di un semplice incidente.
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Il calo ha visto coinvolte 307 ordini di scambio e 57.255 titoli passati di mano. Ci sono stati in media 5 ordini per ogni scambio effettivamente eseguito (cio’ significa che per ogni scambio, in media 4 ordini venivano cancellati).
Nel grafico si nota come siano arrivati tantissimi ordini, ma nessuno e’ durato abbastanza a lungo.