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Google multata per oltre 4 miliardi di euro: sanzione più alta mai inflitta dall’Antitrust

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Confermata dal Tribunale Ue la decisione della Commissione che ha stabilito come Google abbia imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca. Nel dettaglio, il Tribunale dell’Unione Europea ha confermato oggi una sentenza dell’Antitrust contro la casa madre di Google, Alphabet, ma ha ridotto la multa a 4,125 miliardi di euro (4,12 miliardi di dollari) da 4,34 miliardi di euro. La controversia tra Google e i tribunali dell’Ue riguarda l’utilizzo del sistema operativo Android, che ostacolerebbe la concorrenza. La causa è stata avviata contro l’azienda nel 2015.

Il tribunale ha detto di “confermare ampiamente la decisione della Commissione europea secondo cui Google ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di rete mobile per consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca”. In una dichiarazione fornita alla CNBC, Google ha affermato che: “Siamo delusi che la Corte non abbia annullato completamente la decisione. Android ha creato più scelta per tutti, non di meno, e sostiene migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo”.

I dettagli sulla multa a Google

La multa iniziale è stata emessa dalla Commissione europea nel 2018 ed è stata la più grande mai comminata a Google. La decisione aveva affermato che circa l’80% degli europei utilizza Android e che Google ha dato un vantaggio sleale alle sue app, come Chrome e Search, costringendo i produttori di smartphone a preinstallarle co il suo app store, Play.

Google sostiene che i telefoni Android sono in concorrenza con i telefoni Apple, che utilizzano il suo sistema operativo iOS, e che l’utilizzo di Android consente ai consumatori di scegliere il produttore del telefono, l’operatore di rete mobile e la possibilità di rimuovere le applicazioni di Google e installarne altre.

Nella sentenza di oggi, il Tribunale ha affermato che la nuova ammenda è “appropriata in considerazione dell’importanza della violazione”. Il Tribunale ha sottolineato che il modello commerciale di Google “si basa innanzitutto sull’aumento del numero di utenti dei suoi servizi di ricerca online per poter vendere i suoi servizi pubblicitari online”, mentre Apple si concentra sulla vendita di dispositivi mobili intelligenti di fascia alta.

“È di fondamentale importanza che la corte confermi che il comportamento di Google negli ultimi anni è stato illegale e non può continuare, garantendo così che i consumatori possano beneficiare di un ambiente digitale più aperto e innovativo”, ha detto Monique Goyens, direttore generale Beuc.

Anche se Google dovesse vincere, dovrà interrompere le pratiche individuate dalla Commissione in base alle norme tecnologiche di riferimento, note come Digital Markets Act, che entreranno in vigore l’anno prossimo e che mirano a limitare il potere dei giganti tecnologici statunitensi.

Google sostiene di poter mantenere la maggior parte dei suoi servizi gratuiti. L’azienda può ancora appellarsi alla sentenza presso la più alta corte dell’Ue. Si tratta comunque della sanzione più alta mai inflitta dall’Antitrust europeo, guidato dalla commissaria Margrethe Vestager.

I precedenti

Google è stata multata dall’Ue in altri due casi: per 2,42 miliardi di euro per aver favorito il proprio servizio di shopping comparativo nei risultati generali delle sue pagine di ricerca e per 1,49 miliardi di euro per aver impedito ai proprietari di siti web di includere i risultati di ricerca dei suoi rivali.

A giugno Google avrebbe accettato di permettere agli intermediari pubblicitari rivali di inserire annunci su YouTube, una mossa che potrebbe essere un passo avanti per evitare un’altra multa nell’ambito di un’indagine sulla limitazione dell’accesso ai dati degli utenti da parte dei rivali e degli inserzionisti.

La commissaria europea per la Concorrenza ha attuato un giro di vite contro le Big Tech, imponendo multe salate per garantire condizioni di parità nei 27 Paesi dell’Unione europea. Vestager sta attualmente indagando anche l’attività pubblicitaria digitale di Google, l’accordo pubblicitario Jedi Blue con Meta, le norme dell’app store di Apple, il mercato e l’uso dei dati di Meta e le pratiche di vendita online e di mercato di Amazon.