ROMA (WSI) – Prima il governo è stato battuto sul disegno di legge sulle misure di lotta contro il terrorismo, a causa della mancanza dei voti di Area Popolare e del gruppo dei verdiniani, che hanno votato come i loro ex alleati di Forza Italia, poi nella seconda tornata è venuto a mancare il numero legale. È un messaggio molto negativo quello che il Senato manda alla maggioranza di governo.
I voti contrari sono stati 102 contro i 92 favorevoli. Per Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia, è il primo “pizzino” di Verdini (ex forzista passato nelle file della maggioranza renziana) al premier. Per Zanda, capogruppo del Pd, si è invece trattata di una manovra scorretta e tendenziosa che ha fini “chiaramente” politici.
All’attacco è passato anche il M5S, con il deputato M5S, Gianluca Vacca: “Maggioranza allo sbando al Senato. Senza neanche il numero legale. Il conto alla rovescia è cominciato”.
Venendo ai fatti di cronaca, si trattava di ratificare a Palazzo Madama cinque accordi internazionali in materia di lotta al terrorismo. Grazie anche ai voti di Ala e alcuni senatori di Area Popolare, la maggioranza è andata sotto su un emendamento di Forza Italia, a firma Palma-Caliendo e altri.
A quel punto è scattato l’allarme tra i renziani. Il partito dell’ex premier Silvio Berlusconi ha invece esultato, con Lucio Malan che ha sottolineato come il governo Renzi sia stato “sconfitto ancora una volta per la sua arroganza”. Per il capogruppo Paolo Romani si tratta di ”vera e propria follia legislativa”.
Da parte sua uno dei firmatari dell’emendamento, Giacomo Caliendo, ha sottolineato che quello che “cercavamo” era “sempre l’unità e un voto unanime, senza approfittare di avere la maggioranza, specialmente su questioni tecniche”. Anche il gruppo parlamentare ‘Idea’ di Gaetano Quagliariello ha un buon motivo per brinare: ”Non siamo mica nella Camera dei fasci e delle corporazioni…”. Al Senato l’esecutivo dispone di una superiorità di voti potenziali grazie all’appoggio dei gruppi di centro destra che fanno parte della maggioranza di governo.
Tradimento: Verdini determinante
Come sempre in questi casi, è una miscela di fattori che ha portato allo ‘sgambetto’ politico, ma il ruolo di Denis Verdini è stato determinante. Numeri alla mano, certamente ha inciso l’assenza di vari senatori Pd in Aula, visto che dei 113 componenti il gruppo Dem ne erano presenti soltanto 80. Ne mancavano, dunque, all’appello 33, alcuni dei quali assenti giustificati, ma non tutti. Non solo: come spiegano le agenzie stampa al momento della votazione dell’emendamento Caliendo, 7-8 senatori Dem avrebbero lasciato l’emiciclo. Se si tiene conto, poi, che tutti i verdiniani e 9 dei 32 parlamentari Ap hanno votato con l’opposizione, i calcoli sono presto fatti.
Secondo quanto riferito ad Adnkronos da alcune fonti interne di Forza Italia, gli uomini di Verdini sarebbero stati determinanti in ben tre occasioni. Non solo durante il voto all’emendamento di Fi che ha provocato la bocciatura del governo, ma pure prima del ‘fattaccio’, quando hanno respinto gli emendamenti delle opposizioni, e successivamente, quando sono usciti dall’Aula (per ascoltare una dura reprimenda di Verdini, raccontano alcuni) ed è mancato il numero legale sugli articoli restanti del provvedimento.
Una volta che la maggioranza è saltata è stata sospesa la seduta. Riprese le discussioni e i voti in aula, tuttavia, la musica non è cambiata, dal momento che il numero legale è mancato per due volte di fila, costringendo il presidente di turno del Senato, Roberto Calderoli, a sancire il rinvio del voto a una prossima seduta l’esame del ddl.
Prima del rinvio a una nuova seduta, l’Aula di palazzo Madama ha approvato, stavolta con parere favorevole del governo, un altro emendamento di Forza Italia, che prevede una pena non inferiore a 20 anni per chi utilizza materia radioattiva o un ordigno nucleare per finalità di terrorismo.