Mentre volgono al termine le trattative fra M5s e Lega sul contratto di governo, i mercati hanno iniziato a dare una rappresentazione grafica alle preoccupazioni intorno ai punti del programma.
Sui mercati lo spread con i titoli tedeschi ha continuato la sua ascesa, avviata dal 24 aprile, raggiungendo oggi quota 154 (+3,36%): si tratta del differenziale più ampio dallo scorso 11 gennaio. Nel frattempo, i Credit default swap italiani a 5 anni (derivati che assicurano dal rischio di insolvenza di debito sovrano) hanno raggiunto quota 110 punti base, ai massimi da inizio anno.
A fine aprile, invece, quando si era ipotizzata un’alleanza di governo tra M5s e Partito democratico, i Cds italiani erano scesi ad 84 punti base, minimo da settembre 2014. È il segno che l’accordo Lega-5S viene percepito come più rischioso per la solvibilità del Paese.
Le incertezze sul futuro operato del governo italiano stanno trascinando verso l’alto anche i Cds degli altri Piigs (l’area dei Paesi mediterranei, più l’Irlanda).
“Al livello attuale degli spread e tenendo conto di una certa volatilità a breve termine, riteniamo che la maggior parte del rischio politico legato a un governo populista sia prezzato”, ha dichiarato Cosimo Marasciulo, vice responsabile di Alpha Fixed Income Euro presso Amundi, “tuttavia, per questo motivo, probabilmente il premio per il rischio rimarrà sui livelli attuali più elevati.
“C’è un certo grado di compiacenza rispetto alla situazione attuale, ma le opzioni sono limitate per gli operatori del mercato. Riteniamo che qualsiasi episodio di allargamento degli spread sarebbe presto considerato un’opportunità dal mercato e quindi determinerebbe flussi in entrata”.
“Sebbene la retorica elettorale di M5s e Lega sia stata abbastanza negativa verso le riforme del precedente governo (mercato del lavoro, sistema pensionistico, per citarne alcune) riteniamo che sarebbe particolarmente difficile per un governo il cui compito è quello di approvare la nuova legge finanziaria e di trovare spazio per evitare l’aumento automatico del’IVA attuare misure espansive audaci in questa fase, a meno che non decida esplicitamente di violare le norme fiscali dell’UE e rischiare di affrontare il mercato e le conseguenze interne di tali mosse, opzione che al momento non rappresenta il nostro scenario centrale”, ha commentato Annalisa Usardi senior economist di Amundi.