ROMA (WSI) – Governo e Borsa esultano, i contribuenti italiani un po’ meno. Il settore bancario italiano otterrà gli aiuti pubblici e le risorse necessarie per rinforzarsi e scongiurare una crisi che sembrava sempre più imminente. Così almeno sembra a giudicare da quanto riportato dalla portavoce della Commissione Europea.
L’organo più potente d’Europa ha infatti appena autorizzato l’esecutivo italiano a utilizzare garanzie governative per creare in via precauzionale un cuscinetto di liquidità a sostegno delle sue banche. Lo scudo ha una disponibilità che potrebbe arrivare fino a 150 miliardi, ma che avrà un costo per le banche che ne faranno richiesta e che andrà a pesare sul debito pubblico (non sul deficit).
L’impegno dello Stato sarà sotto forma di ‘tutela’ della liquidità o attraverso l’emissione di strumenti finanziari per il capitale. L’ammontare della garanzia eventualmente attivata, che avrà una finestra di 6 mesi, inciderà solo sul debito pubblico e non sul deficit. Nei giorni precedenti sulla stampa italiana si parlava anche di un programma da 40 miliardi di euro per rafforzare il patrimonio del reparto.
In pratica Renzi, che ha saputo sfruttare le paure alimentate dalla Brexit, grazie all’intervento della Cassa Depositi e Prestiti potrà servirsi di fino a 150 miliardi di euro per scongiurare una crisi con soldi pubblici senza dover fare ricorso ai piani di bail-in. La Cdp pare possa prestare una garanzia sul modello di quella di Sace. Si dovrebbe incominciare con l’aumento di Unicredit.
L’ammontare richiesto dalle autorità italiane è stato ritenuto appropriato dalle autorità dell’esecutivo europeo. Il programma è stato concesso vista la circostanza eccezionale rappresentata dalla crisi scaturita dalla vittoria nel referendum del 23 giugno dei No all’Europa del popolo del Regno Unito.
Banche: capitalizzazione dimezzata
L’evento ha provocato prima una pioggia di vendite nel settore bancario sui mercati e poi in un secondo momento una volatilità estrema e non salutare per un reparto già di suo travagliato. Gli investitori temono per l’esposizione ai titoli del debito italiani, ma soprattutto per i 200 miliardi di crediti deteriorati (npl) iscritti a bilancio e per la debolezza patrimoniale di alcuni gruppi.
Il settore ha perso in media il 50% del suo valore in Borsa da inizio anno. Alcune banche italiane avevano anche perso il 75% in Borsa negli ultimi tempi. Da fine ottobre a fine giugno Unicredit ha visto la sua capitalizzazione di mercato ridursi di un terzo e ora l’azione scambia sotto i 2 euro.
Con il cuscinetto di liquidità il gabinetto del primo ministro Renzi spera di contenere il panico degli investitori verso il settore su cui il mercato ha perso fiducia. Lo stesso presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker aveva assicurato che le autorità avrebbero fatto di tutto per scongiurare una corsa agli sportelli.
Il piano di intervento previsto prevede anche un’iniezione di capitale diretta nel sistema che potrebbe permettere alle banche di ottenere 40 miliardi di capitali addizionali. Oltre ai crediti inesigibili in portafoglio – le sofferenze lorde ammontano a 360 miliardi di euro – gli istituti di credito stanno facendo i conti anche con una certa difficoltà a essere redditizi in un contesto di tassi bassi, con costi elevati e con cuscinetti di capitale esigui.