MILANO (WSI) – Il governo Gentiloni perde pezzi e dopo le ultime dipartite di Enrico Costa e Massimo Cassano, rispettivamente ministro agli affari regionali e sottosegretario al lavoro, si inizia a dubitare seriamente sul rischio per l’esecutivo di non aver più la maggioranza in Senato.
Al momento dell’insediamento di Paolo Gentiloni come Presidente del Consiglio, il governo poteva contare sui 169 voti al Senato quando per la maggioranza assoluta ne servono 161.
Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche però negli ultimi tempi si è assistito a vari movimenti del tutto giustificati visto che l’articolo 67 della Costituzione stabilisce che non esiste alcun vincolo di mandato né verso il partito a cui quel parlamentare apparteneva quando si era candidato né verso il programma elettorale o gli elettori.
Considerando i senatori che hanno già cambiato casacca e quelli che intendono farlo nei prossimi mesi, secondo i calcoli effettuati da Il Corriere della Sera, il governo può contare sui voti dei 99 senatori del PD, i 25 di Area Popolare, i 18 del gruppo Per le autonomie e su un certo numero di centristi, radicali e ex montiani che si trovano nel gruppo misto.
Sono circa 150 voti su cui il governo, per il momento, può fare affidamento quasi sempre. A questi vanno aggiunti gli appoggi “esterni”, che arrivano da gruppi e partiti che non esprimono membri all’interno del governo. I 16 senatori di MDP, il partito degli scissionisti del PD, hanno votato spesso con il governo, ma in altre occasioni si sono astenuti o hanno minacciato il voto contrario.
Secondo il quotidiano ora ci sono 25 senatori di centro appartenenti a varie forze politiche che potrebbero passare, o meglio tornare, nell’area di centrodestra e confluire nel gruppo di Quagliariello. Insomma è il centrodestra che potrà decidere le sorti del governo. La scadenza della legislatura è fissata alla prossima primavera. Non resta che attendere i prossimi sviluppi.