Un equilibrio precario è quello che fin dall’inizio tiene insieme la maggioranza che, come ribadito più volte dai diretti interessati, ha come fine ultimo applicare quanto scritto nel contratto di governo. Dopo la TAV, nuovo terreno di scontro tra i Cinque Stelle e la Lega è il DEF che dovrà essere presentato a metà aprile e su cui da giorni il ministro dell’Economia Giovanni Tria sta lavorando per mettere insieme un pacchetto di misure convincenti ma sul quale è in corso un nuovo braccio di ferro.
Difficilmente il testo arriverà in settimana in consiglio dei ministri, cosa che sta succedendo al decreto sblocca cantieri, ancora bloccato a Palazzo Chigi in attesa di una nuova riunione di maggioranza. Ma per ora tutto è messo a tacere e tra i due partiti di governo è siglata una mini tregua in vista delle prossime europee. I due vicepremier Di Maio e Salvini hanno un comune interesse, ossia scongiurare la manovra correttiva che, dopo quota 100 e reddito di cittadinanza, non li farebbe certamente vedere di buon occhio all’elettorato.
Ma è all’interno della Lega che c’è maggiormente tensione, come riporta Il Messaggero, secondo cui aumentano coloro che vorrebbero chiudere rapidamente l’ esperienza di governo con i Cinquestelle per evitare di trovarsi dopo le elezioni di maggio alle prese con una manovra monstre. Dal canto loro i Cinque Stelle, riporta il quotidiano romano, sono convinti invece che anche se la Lega dovesse uscire dal governo dopo maggio non si andrà al voto.
Un esecutivo di minoranza o magari allargato ad un pezzo di sinistra responsabile, dovrebbe sorreggere il governo almeno sino alla manovra di bilancio di fine anno e alle elezioni anticipate che si potrebbero tenere il nuovo anno.