Il governo scende in campo compatto contro il Fondo Monetario Internazionale. E rimanda al mittente l’ultimo report diffuso ieri nel quale si punta il dito contro l’Italia come possibile fattore di rischio per l’economia mondiale a causa di un periodo prolungato di rendimenti elevati sui titoli di Stato italiani.
“Non credo che l’Italia sia un rischio né per l’Ue né globale”, in realtà il rischio viene dalle “politiche consigliate dal Fmi”: ha detto il ministro dell’Economia Giovanni Tria al termine dell’Eurogruppo, riferendosi alle previsioni diffuse dal Fondo monetario internazionale.
Tria ha poi aggiunto:
“Parlare di manovra correttiva è completamente sbagliato. Ovviamente monitoriamo come va la finanza pubblica, ma il rallentamento maggiore del previsto non comporta di per sé alcuna manovra correttiva. Anche perché – ha proseguito – non è che la Commissione Ue chiede manovre se la congiuntura rallenta, non chiede di fare operazioni così anticicliche”.
Sulla stessa linea i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi di Maio:
“Italia minaccia e rischio per l’economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”, ha scritto il leader della Lega in una nota.
Nell’aggiornamento al World Economic Outlook, l’istituto di Washington ha scritto che la tensione sui Btp, se dovesse durare nel tempo, potrebbe deteriorare la fiducia degli investitori, con ricadute negative sull’economia mondiale.
Il Fondo ha anche segnalato l’eccessivo ottimismo del target di crescita fissato all’1% dal governo per il 2019, sul quale poggia l’accordo siglato con l’Unione europea per evitare la procedura di infrazione.
L’organismo di Washington ha abbassato la stima di crescita allo 0,6% rispetto all’1% della proiezione di ottobre, allineandosi a Bankitalia.
“Al Fmi ha già risposto il presidente della commissione europea che ha detto che hanno sbagliato a fidarsi dell’Fmi sulla Grecia con l’austerità. Stiamo creando un nuovo stato sociale: non arretriamo, di fronte a chi addirittura definisce l’Italia una delle cause della recessione economica. Non lo possiamo accettare” ha detto il vicepremier Luigi Di Maio. “Se pensano che con qualche dato possano scoraggiarci si sbagliano: indietro non si torna”, aggiunge.