ROMA (WSI) – Più che una bozza di accordo per alcuni è visto come un guanto di sfida all’Unione europea capace di mandare in tilt i mercati finanziari. Parliamo del contratto che Lega e Movimento Cinque Stelle hanno messo a punto e che presto porteranno all’attenzione del Capo dello Stato dando così il via libera al nuovo governo.
Rispetto alla versione trapelata dall’Huffington Post nel nuovo contratto spariscono dei riferimenti spinosi come la creazione di un meccanismo di uscita dall’euro e la richiesta a Mario Draghi della Bce di cancellare i 250 miliardi di debito in capo all’Italia.
Tuttavia restano alcuni punti nevralgici che potrebbero incrinare i rapporti con Bruxelles. Senza contare che le coperture da trovare per tutte queste misure saranno notevoli e i vincoli di bilancio non consentono grande margine di manovra.
Alcuni punti del disegno programmatico necessitano ancora di qualche riflessione, come le aliquote della flat tax, la proposta di istituire un Cie regionale, la riforma della prescrizione, una normativa sulle moschee, fino all’impegno di sospendere i lavori esecutivi e ridiscutere in maniera integrale il progetto della Tav.
Entra invece il capitolo dedicato ai vaccini, per venire incontro alle istanze no-vax. Il piano di governo prevede inoltre che si possa uscire dal mondo del lavoro una volta raggiunta “quota 100” (somma di anni anagrafici e di contributi). Tra i punti certi c’è quindi il superamento della legge Fornero. Come? Stanziando 5 miliardi di euro per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse.
A giudicare dalla bozza, il nuovo governo intende varare delle riforme costituzionali con l’introduzione del vincolo di mandato e anche la possibilità di riforme in deficit. Nell’ultima versione dell’accordo di governo scompare inoltre il limite dei due anni previsto per l’erogazione del reddito di cittadinanza.
Spetta ancora l’ultima parola dei due leader, ma c’è ottimismo. Importante per convincere il Quirinale sarà anche il nome che verrà fatto per guidare il governo. Sembra ormai sicuro che sarà un pentastellato a insediarsi a Palazzo Chigi. Secondo le ultime indiscrezioni, nella rosa dei cinque nomi candidati alla premiership ci cono: lo stesso Di Maio, Bonafede, Fraccaro, Vittorio Crimi (ex capogruppo al Senato) e Spadafora. Pare del tutto tramontata l’ipotesi di staffetta tra il capo politico del Movimento a 5 Stelle e Matteo Salvini.
Proprio Salvini potrebbe riservarsi la guida del ministero degli Interni. Tra gli altri nomi per i ministeri di spicco, al diplomatico Giampiero Massolo potrebbe andare la Farnesina e a Bonafede il ministero di Giustizia, mentre il leghista Giancarlo Giorgetti andrebbe come sottosegretario con delega ai servizi. Infine il ministero dell’Economia e quello delle Politiche Ue potrebbero essere affidate a tecnici.