Il reddito di cittadinanza andrà anche agli stranieri. Lo conferma il ministro dell’economia Giovanni Tria nel corso di un question time alla Camera secondo cui il sussidio tanto voluto dai Cinque Stelle oggi non riguarda solo gli italiani che versano in condizioni di bisogno, ma anche i soggetti residenti sul territorio nazionale provenienti da altri paesi europei o da paesi terzi che abbiano sottoscritto con l’Italia accordi sicurezza sociale.
Quali sono questi paesi? Stando al sito INPS ben diciotto tra cui i paesi dell’ex Iugoslavia come Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia, la Repubblica di Montenegro e la Serbia e Slovenia e poi Turchia, la Tunisia, l’Uruguay, il Venezuela, il Brasile, il Vaticano, la Repubblica di San Marino, il principato di Montecarlo e gli Usa. A ben vedere quindi anche quei paesi dai quali provengono- come fa notare ItaliaOggi – parte dei Rom e Sinti che vivono nei campi nomadi contro i quali la Lega da tempo sta portando avanti la battaglia per lo smantellamento.
“Hanno diritto al reddito di cittadinanza tutti i soggetti che hanno compiuto il diciottesimo anno di età, risiedono nel territorio nazionale, percepiscono un reddito annuo calcolato ai sensi dell’articolo 3, comma 1, e che sono compresi in una delle seguenti categorie: a) soggetti in possesso della cittadinanza italiana o di Paesi facenti parte dell’Unione europea; b) soggetti provenienti da Paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale”.
Così Tria riprendendo l’articolo 4 del disegno di legge sul reddito minimo in cui si indica che non ne hanno diritto tutti i soggetti che si trovano in stato detentivo.
“Per i soggetti maggiori di anni 18, fino al compimento del venticinquesimo anno di età, costituisce requisito per l’accesso al beneficio, il possesso di una qualifica o diploma professionale riconosciuto e utilizzabile a livello nazionale e dell’Unione europea… o di un diploma di istruzione secondaria ovvero la frequenza di un corso o percorso di istruzione o di formazione”.