Il Governo Meloni accelera sul piano di privatizzazioni con l’obiettivo dichiarato di raccogliere circa 20 miliardi di euro entro il 2026, contribuendo così alla riduzione del debito pubblico. Fino ad oggi in cassa sono entrati 3 miliardi, grazie soprattutto alla vendita delle azioni del Tesoro in Monte Paschi, ma anche dal 2,8% del capitale di Eni. Entro fine dell’anno, stando alle ultime notizie, il focus sarà sulla cessione di un 14% di Poste Italiane e forse anche di una terza quota della banca senese.
Poste italiane: sul mercato il 14%
In un autunno-inverno caldo sul fronte delle privatizzazioni si partirà, salvo rinvii dell’ultimo momento, il prossimo 21 ottobre con la cessione del 14% circa di Poste Italiane.Il collocamento dovrebbe terminare giovedì 24 ottobre con la diffusione, il seguente, del prezzo. Secondo rumors pubblicati dal quotidiano La Stampa, l’obiettivo del Governo sarebbe quella di riservare una quota del 35% dell’intero collocamento ai piccoli risparmiatori mentre agli investitori istituzionali andrebbe invece il restante 65%.
Lo scorso 4 ottobre, intanto, il ministero dell’Economia e delle finanze ha comunicato che il Governo ha definito la struttura del consorzio di garanzia e collocamento in conformità con le disposizioni del Dpcm del 17 settembre 2024 che autorizza la vendita di una quota della partecipazione di Poste Italiane detenuta dal Ministero prevedendo comunque il mantenimento di una quota, diretta ed indiretta, superiore al 50 per cento. Sono stati conferiti a IntesaSanpaolo, Mediobanca, Unicredit, Citi, Deutsche Bank e JP Morgan l’incarico di global coordinator e a Barclays, Bnp Paribas, Morgan Stanley, Socie’te’ Generale e Ubs l’incarico di joint bookrunner. In coordinamento con il consorzio, dice la nota, sarà definita la struttura dell’operazione in coerenza con quanto stabilito nel Dcpm.
MPS: verso cessione del 10%
Oltre a Poste Italiane, sulla rampa di lancio c’è anche la possibile cessione di un ulteriore 10% di MPS entro la fine dell’anno. Operazione che, con i valori attuali attuali (il titolo si muove intorno a 4,9 euro e una capitalizzazione di 6,2 miliardi), potrebbe consentire al Governo di incassa 600 milioni. Ad oggi il governo detiene il 26,7% della banca senese, in calo rispetto al 64% iniziale quando è iniziato il processo di privatizzazione nel 2023.
La scorsa settimana, il ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, durante un evento organizzato da Bloomberg, parlando di MPS ha spiegato che, entro fine anno, verrà collocata una quota dell’istituto ma che nel medio periodo, l’obiettivo è quello di definire “un progetto industriale”, indicando forse la strada per la formazione del così detto terzo polo.
Per gli analisti di Equita l’ipotesi di un’aggregazione tra Mps e un altro istituto si allontana nel tempo. Secondo gli esperti ” le dichiarazioni di Giorgetti sono compatibili con quello che ipotizzavamo come scenario per l’assetto azionario della banca. In assenza di concrete opportunità di aggregazione, l’ipotesi ‘stand-alone’ rimane infatti come quella più probabile, con lo Stato che manterrà una quota rilevante nell’azionariato, riducendola poco sotto la soglia del 20%”.