ROMA (WSI) – Il governo è pronto a stanziare fino a 1,5 miliardi per l’intero pacchetto pensioni che comprenderà anche l’Ape, l’anticipazione pensionistica, lo strumento di riferimento per la flessibilità nell’uscita dal lavoro. Ma secondo i sindacati ci vorrebbe un altro miliardo circa.
Nell’ultima riunione con i leader di Cgil, Cisl e Uil, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, aveva promesso risorse rilevanti per gli aggiustamenti alla riforma Fornero. Secondo i sindacati, per finanziare i provvedimenti di cui si sta discutendo al tavolo di confronto, che riprenderà a settembre (il 6 sull’occupazione, il 7 sulle pensioni e il 12 incontro politico per definire il piano completo delle misure), servirebbero circa 2-2,5 miliardi in più.
Il costo dell’intervento, che sarà avviato prima della legge di Stabilità, è stimato intorno ai 600-700 milioni di euro, ma il governo è pronto a stanziare più del doppio per pensioni anticipate, ricongiunzioni, lavori usuranti, precoci, no tax area e quattordicesime. Lo riferiscono alle agenzie fonti del Tesoro.
L’Ape si amplierà e lo sconto massimo sull’età potrebbe arrivare a 3 anni e 7 mesi. A renderlo noto è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Tommaso Nannicini, secondo cui le pensioni anticipate rappresenteranno il fulcro della riforma.
Il nuovo sistema di pensioni anticipate, che potrebbe arrivare già a settembre con un provvedimento ad hoc, consentirà ai lavoratori che lo vorranno di andare dal 2017 in poi, in pensione al compimento dei 63 anni ricevendo un assegno sotto forma di anticipo della pensione il cui importo subirà un taglio che oscillerà dall’1% al 5% per ogni anno di anticipo, sulla base del reddito e della condizione lavorativa del richiedente.
Il finanziamento sarà erogato dalle banche e restituito in rate mensile per 20 anni, ma è previsto anche un intervento dell’Inps. L’intervento, e i costi, a carico dello Stato, saranno determinati dagli aiuti sotto forma di detrazioni fiscali che verranno riconosciute alle persone più in difficoltà, mentre chi vorrà fruire dell’Ape e avrà redditi medio-alti dovrebbe vedere l’operazione interamente a suo carico. Secondo Nannicini, in prima battuta, la platea di lavoratori è ampia:
“Nel primo anno (il 2017, ndr.) si cumulano i primi tre anni che hanno accesso, per cui saranno 350mila interessati, 130mila l’anno dopo, 180mila nel 2020”.
Tra gli altri interventi ipotizzati ci sono inoltre il rafforzamento della defiscalizzazione sul salario di produttività con un’estensione della platea e un aumento del bonus, riconferma delle misure di decontribuzione per le nuove assunzioni, la prosecuzione del superammortamento degli investimenti effettuati dalle imprese. Queste misure andranno nella legge di stabilità.