Economia

Governo, Tria vuole più investimenti pubblici: non minacciano debito

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Prosegue all’insegna del trumpismo la campagna politico economica del nuovo governo. Come Donald Trump in Usa ha intenzione di avviare un piano caratterizzato da grandi tagli al fisco e da investimenti pubblici nelle infrastrutture, così anche il ministro dell’Economia appena nominato vuole rilanciare la crescita attraverso investimenti pubblici mirati. “La stagnazione negli investimenti e nella produttività sono due facce della stessa medaglia“, secondo il neo ministro dell’Economia Giovanni Tria e l’economista Pasquale Lucio Scandizzo.

Se studiati bene, misure in deficit e investimenti pubblici non minacciano la traiettoria di rientro del debito pubblico, anzi giocano un ruolo fondamentale per l’economia: lo sostengono i due professori di Tor Vergata, secondo cui è possibile generare maggiore crescita tramite ampi investimenti pubblici, senza per questo compromettere il percorso di riduzione del debito. Il passivo statale italiano è il secondo maggiore d’Europa, secondo solo alla disastrata Grecia.

Secondo i due economisti “ogni Stato membro dovrebbe cercare di prevedere il proprio investimento pubblico alla luce del mercato europeo, o addirittura globale, cercando di attirare significativi finanziamenti privati a livello globale attraverso la garanzia di rendimenti più sicuri a lungo termine. In questi termini, e per questi scopi, anche un temporaneo aumento del deficit destinato a far partire questi programmi dovrebbe essere considerato accettabile“.

Lo scrivono in un lungo articolo inedito, che deve ancora uscire su una rivista economica internazionale e che è stato ripreso in parte in esclusiva dal sito Le Formiche. Nel testo Tria e Scandizzo osservano come la sostenibilità del debito pubblico non viene messa a repentaglio dalle spese statali: “un vasto programma di investimenti pubblici infrastrutturali potrebbe essere attuato e finanziato in deficit senza creare un problema di sostenibilità dei debiti pubblici attraverso un finanziamento monetario palesemente condizionato a livello europeo“.

Di seguito riportiamo un estratto del testo esclusivo, che sembra quasi un trattato di macro economia, in cui Tria sembra voler presentare quella che sarà la strategia economica del governo M5S-Lega per stimolare la crescita.

Investimenti pubblici hanno effetti virtuosi sulla crescita

“Studi recenti (Fourier 2016) e meno recenti (Aschauer 1989 e 2000, Felli-Tria 2001, Abiad et al. 2014) mostrano l’effetto positivo degli investimenti pubblici sulla crescita. Questo effetto positivo dipende dalla misura in cui gli investimenti pubblici complementano o sostituiscono gli investimenti privati”, osservano Tria e Scandizzo.

“L’effetto positivo tende a prevalere se lo stock di capitale pubblico è complementare al capitale privato e gli investimenti pubblici aumentano il rendimento del capitale privato. Le analisi empiriche suggeriscono che questo effetto positivo è particolarmente forte nel caso degli investimenti pubblici nelle infrastrutture e nell’istruzione perché queste aumentano lo stock di capitale umano e fisico e quindi la capacità produttiva aggregata con effetti virtuosi sulla crescita di lungo termine. In questo caso gli investimenti totali tendono ad aumentare più dell’aumento degli investimenti pubblici. Al contrario, gli effetti possono essere negativi quando il capitale privato e pubblico sono sostitutivi, gli investimenti pubblici non aumentano il rendimento del capitale privato e sono meno efficienti di questi ultimi”.

A questo punto i due professori di Economia entrano nel merito del caso italiano: “è importante osservare che se gli investimenti passati sono stati inefficienti, il capitale sociale esistente può essere insufficiente e quindi l’ulteriore investimento pubblico è in grado di fornire grandi rendimenti marginali. Le politiche che aumentano l’efficienza degli investimenti pubblici forniscono particolari guadagni di grande crescita poiché beni pubblici di alta qualità sostituiscono beni pubblici di bassa qualità”.

“Le verifiche empiriche più recenti (Fourier 2016) mostrano anche che, sebbene i ritorni marginali degli investimenti pubblici diminuiscano quando gli stock di capitale pubblico aumentano, essi sono significativamente positivi nella maggior parte dei paesi. Per esempio, secondo studi recenti, lo stock ottimale di capitale pubblico può essere stimato a circa 75 al 110% del PIL (Fourier 2016), e l’attuale livello di capitale sociale come percentuale del PIL (dati del FMI per l’anno 2015) è di circa 55% in Italia, 46% nel Regno Unito, 48% in Germania, 57% in Spagna, 64% negli USA e 72% in Francia”.

“Anche se la stima del livello di stock ottimale di capitale pubblico è basata su modelli teorici non necessariamente condivisibili, gli stessi studi empirici suggeriscono che il livello attuale del capitale pubblico è subottimale nella maggior parte dei paesi avanzati (con il Giappone come possibile eccezione). Un ampio programma di investimenti pubblici appare quindi come uno strumento politico necessario per rilanciare la crescita come driver per gli investimenti privati, nella misura in cui gli investimenti pubblici produttivi possono aumentare il ritorno al capitale privato”.

“Questa conclusione trae maggiore forza dalle recenti tendenze che puntano nella direzione opposta. A tal proposito, gli investimenti fissi delle amministrazioni pubbliche sono diminuiti di circa il 28% nell’area dell’euro (19 paesi) tra il 2009 e il 2016 (dal 3,5 al 2,2 per cento del PIL), con grandi differenze tra i vari paesi. In Italia la diminuzione è stata di quasi il 40 per cento (dal 3,4 al 2,2 per cento del PIL) e in Francia circa il 20 per cento (da 4, 3 a 3,4 del PIL)”.