Inattesa invettiva su Twitter di Claudio Borghi della Lega alla Bce che chiede a Mario Draghi di mettere in piedi uno scudo anti Spread, altrimenti l’euro finirà per essere “smantellato”.
Il consulente economico del partito di governo, euroscettico alla testa della Commissione Bilancio alla Camera, sottolinea che non è soltanto lo Spread dell’Italia con la Germania che si sta ampliando, bensì anche quello di altre nazioni come la Spagna.
Borghi ha fatto capire che o la Bce offre una garanzia oppure l’euro sarà smantellato: non ci sono opzioni alternative valide.
“Vediamo se oggi cominciano ad accorgersi che salgono anche gli spread di Spagna e c. e che solo un fesso poteva pensare che con BCE inattiva potesse salire solo lo spread di un paese?”
“Io sono sereno come l’arcobaleno… ormai credo che il meccanismo sia innescato. O arriverà la garanzia Bce o si smantellerà tutto… Non vedo terze vie“.
Il fatto è che difficilmente la Bce può permettersi di offrire le garanzie di cui parla Borghi e dalle sale operative segnalano che l’uscita di Borghi rischia di mettere sotto pressione l’euro sui mercati finanziari.
Fine QE della Bce: tutti sanno che sta per arrivare
Sul mercato secondario del reddito fisso europeo lo Spread tra titoli di Stato decennali italiani e tedeschi si è allargato ai massimi dal 30 maggio, all’apice della crisi istituzionale italiana, mentre il rendimento del BTp a 10 anni vale più del 3,10%. Il titolo a due anni vale più dell’1,274%.
In un’intervista rilasciata successivamente Borghi si è lamentato del fatto che “non può esistere un sistema alla mercé dei movimenti di mercato” senza uno scudo da parte della banca centrale. In altre parole Borghi sembra contrario a un mercato libero nel quale al mercato sia permesso di giudicare il valore di asset come i Bond italiani.
“È significativo che un evento esterno come quello della Turchia che non ha nulla a che fare con l’Italia abbia avuto un effetto” del genere, ha osservato l’economista, avvertendo dei rischi che l’Italia corre quando la Bce staccherà la spina al suo bazooka monetario.
La Bce è rimasta uno dei principali acquirenti di debito italiano sui mercati e se dovesse venire gradualmente a mancare il suo sostegno finanziario, i rendimenti dei BTp sono destinati a salire, aumentando il costo che il governo dovrà fronteggiare per potersi rifinanziare sui mercati.
“Oggi c’è un sistema che ha un ammontare residuo di quantitative easing, ma tutti sanno che sta per essere ridotto e che finirà presto”.