ROMA (WSI) – L’Italia si appresta a varare una legge per mettere un freno agli episodi di cyber bullismo e pornografia diffusa in Rete senza il consenso delle persone coinvolte. Cory Doctorow su Boing Boing l’ha però definita la legge più stupida d’Europa in materia di censura, uno schema di norme che “si rivelerà inutile a prevenire episodi simili, ma utilissima nel consentire una dilagante e incontrollata censura di Internet, senza norme e sanzioni contro gli abusi”.
Su Wired e La Stampa hanno dato voce agli analisti critici contro la proposta di legge che obbligherà tutti i siti, blog e altri mezzi di informazione online, anche i social media, a censurare la “derisione” delle “condizioni sociali e personali” della vittima, vale a dire qualsiasi cosa il destinatario giudichi un’offesa contro la propria persona.
Per chi non rispetta le regole, ovvero non oscura entro 24 i contenuti ingiuriosi, si prevedono multe salate, fino a 180mila euro, ma i parametri sono troppo soggettivi secondo gli analisti. La legge rischia insomma non solo di non risolvere i problemi delle offese e degli insulti volgari online, ma anche di crearne altri di natura etica.
Il testo della proposta “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” deve ancora essere approvato dalla Camera dei Deputati.
L’art. 2 del testo delle commissioni specifica che “con il termine «bullismo» si intendono l’aggressione o la molestia reiterate, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, a danno di una o più vittime, anche al fine di provocare in esse sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione, attraverso atti o comportamenti vessatori, pressioni e violenze fisiche o psicologiche, istigazione al suicidio o all’autolesionismo, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni, anche aventi per oggetto la razza, la lingua, la religione, l’orientamento sessuale, l’opinione politica, l’aspetto fisico o le condizioni personali e sociali della vittima”.
Come spiega l’esperto Innocenzo Genna su La Stampa, così strutturato il testo si presta ad abusi e interpretazioni che sposterebbero il fuoco sulla censura. Genna parla di “sicura incompatibilità con la Convenzione Europea dei diritti umani, che sancisce la libertà di opinione” e anche, “con la Direttiva europea 2000/31 sul commercio elettronico, che prevede meccanismi diversi per la rimozione dal web di contenuti illegittimi”.