Per affrontare il 2021 con successo la grande distribuzione deve implementare sistemi di controlling per l’ottimizzazione della liquidità
di Danilo Loffredo e Angelo D’Urso, senior financial analyst di Finanza.tech
L’epidemia da Coronavirus, esplosa inizialmente in Cina nel dicembre 2019, ha portato gradualmente i governi di tutto il mondo ad adottare misure restrittive volte a ridurre la diffusione del virus.
A livello nazionale, nel periodo tra marzo e aprile 2020 che ha sancito l’inizio della pandemia, nel nostro paese gli acquisti del settore agroalimentare hanno subito importanti cambiamenti. A risentirne maggiormente, è stato il settore turistico e quello della ristorazione che, a seguito delle restrizioni imposte dal Governo, ha assistito prima ad una forte diminuzione della clientela e poi alla chiusura temporanea degli esercizi.
Come si evince dal grafico, il settore alimentare ha percentuali di default piuttosto significative, considerata la totale chiusura imposta nei mesi di Marzo e Aprile dello scorso anno.
Performance dei settori strettamente connessi all’attività aziendale
Analisi cerved espresse in Mln di Euro
Come si può notare dalla tabella il settore alimentare, inteso come vendita attraverso esercizi di vicinato, non essendo ancora disponibili i bilanci effettivi del 2020, le previsioni stimano una crescita del 22% per l’anno 2020, mentre il settore della grande distribuzione (GDO) un calo complessivo del 16%. Il dato tuttavia non comprende solamente il settore alimentare (che ha avuto un incremento nel complesso), ma si riferisce a tutti i prodotti venduti su larga scala (molto impattante è la grande distribuzione abbigliamento).
Analisi cerved espresse in Mln di Euro
Il settore alberghiero e del turismo in generale sono in assoluto i comparti maggiormente colpiti dall’attuale crisi economica/sanitaria. Al 2020 il settore alberghiero perde addirittura il 73% di fatturato rispetto all’anno precedente così come la ristorazione vede ridurre i profitti del 27%.
E’ necessario però chiarire che il calo complessivo del settore GDO interessa prevalentemente beni di natura non alimentare, ma è un dato indicativo dell’intero indotto. La Grande Distribuzione Organizzata del settore alimentare, infatti, ha realizzato importanti margini di fatturato dovuti all’utilizzo da parte dei consumatori del canale supermercati, discount e della piccola vendita al dettaglio, in particolare per l’acquisto di prodotti alimentari ed articoli per l’igiene e la cura della persona.
Il supermercato nello specifico ha subito un rallentamento, seppur di pochi punti percentuale, in quanto il consumatore medio, soprattutto in presenza di lockdown serrati ha preferito rivolgersi ai piccoli distributori locali o esercizi di vicinato piuttosto che raggiungere grossi apparati (come superstore e megastore), per motivi di prossimità rispetto alla propria abitazione e per la volontà di non allontanarsi dai comuni di residenza (divieto di circolazione tra le aree urbane).
Questo ha fatto sì che la filiera del largo consumo abbia retto bene, sebbene sia importante sottolineare il fatto che sia stata fortemente trainata dalle vendite online (+115%), con grandi piattaforme come Amazon e Alibaba che hanno segnato un incremento dei profitti di quasi il 40%. Questi risultati sono certamente riconducibili a un maggior bisogno di un senso di sicurezza e di distanziamento emerso rapidamente dopo i primi annunci di una pandemia globale. Nell’immediato, i supermercati online non sono riusciti a tenere il passo con l’improvviso e incredibile aumento della domanda: interi siti sono collassati e, per la maggior parte delle catene, la consegna del giorno dopo si è trasformata improvvisamente in una consegna a due settimane.
Il 2020 è stato un anno eccezionale per il settore italiano e non solo per la grande distribuzione organizzata, ma dopo la bolla dell’anno pandemico il ritorno alla normalità porterà a margini calanti. Questa è la fotografia che emerge dell’Osservatorio sulla GDO alimentare italiana e internazionale realizzato dall’area studi di Mediobanca, che ha aggregato i dati economici e finanziari di 117 aziende nazionali e 27 player internazionali nel periodo 2015-19, con stime anche sul 2020 da poco concluso.
Le attese su quest’ultimo anno mostrano un progresso della distribuzione moderna pari al 5%, di cui l’1% è attribuibile dal canale online, favorito dalle misure di lockdown e distanziamento sociale. Mediobanca ha rilevato crescite robuste per discount (+8,7%), supermercati (+6,8%) e drugstore (+6,6%).
Con un ripiegamento atteso nel 2021 pari al -1,6%, il settore dovrebbe cumulare nel biennio una crescita del +3,3%. L’e-commerce, che nell’anno in corso è stimato in crescita del 60%, potrebbe arrivare al 3% del mercato già nel 2021, battendo così la precedente previsione, che stimava il raggiungimento dell’obiettivo nel 2023.
Grande distribuzione: le previsioni per il 2021
Il ritorno alla “normalità” sarà molto lento e per la distribuzione moderna il 2021 si preannuncia molto difficile. Secondo quanto previsto da IRI nel suo studio previsionale sull’andamento del largo consumo, i supermercati dovranno infatti confrontarsi con il boom di vendite dei dodici mesi precedenti e dovranno fare i conti con le difficoltà economiche di numerose famiglie.
In un contesto sicuramente non facile, la buona notizia per la GDO è che i consumi fuori casa non torneranno velocemente ai valori pre-Covid. La ripresa, essendo graduale, condizionerà ancora le spese domestiche che continueranno ad assorbire quota parte dei consumi in precedenza effettuati fuori casa, anche per effetto della diffusione dello smart working, che contribuirà a mantenere una buona parte dei consumi alimentari in ambito domestico.
Ma andiamo per ordine! Analizziamo come l’espandersi della pandemia ha inciso prima sulle piccole realtà (cd.negozi di vicinato) e poi come la GDO ha reagito ad essa.
Nel commercio al dettaglio in generale si è riscontrata una diminuzione in valore ed in volume. Secondo il Centro studi di Confcommercio il totale della spesa privata del 2020 sarà 6,8% inferiore rispetto a quello dell’anno scorso e la ricomposizione del paniere penalizza vari capitoli di spesa, quali l’abbigliamento, i trasporti, i servizi ricreativi e di cultura, i servizi ricettivi e di ristorazione.
Per contro, quasi una piccola impresa su due operante nel settore della distribuzione alimentare (in Italia sono oltre 140mila) ha segnalato un aumento di nuovi clienti. La cautela negli spostamenti e il distanziamento sociale hanno indotto i consumatori a comprare maggiormente vicino casa o, come già anticipato, online. Circa il 50% ha iniziato da zero con le consegne a domicilio o si è strutturato per intensificare tale servizio.
Sul fronte digitale sono cresciute le imprese che hanno avviato servizi che prima non offrivano, come la prenotazione spesa tramite email, tramite social network; c’è anche chi ha usato il gruppo di Whatsapp per lo scambio di informazioni e contatti.
Per cui, chi aveva dimestichezza con le piattaforme e-commerce ha semplicemente continuato a farne uso più di prima. Chi, invece, non aveva mai avuto interesse a fare acquisti online, ci ha provato per la prima volta anche per evitare lunghe code al supermercato.
In sostanza nel 2020 le vendite del comparto alimentare sono cresciute sia nella grande distribuzione (+6,9%) sia nelle imprese operanti su piccole superfici (+11,2%), mentre le vendite dei beni non alimentari si sono contratte in misura consistente.
Un crollo annunciato che evidenzia, con grande chiarezza, le difficoltà delle imprese di minori dimensioni. Infatti, al di là della tenuta di quelle che operano nel comparto alimentare, molte aziende hanno conosciuto in quest’anno un sostanziale azzeramento del fatturato, evento che mette a rischio la loro stessa sopravvivenza.
Di fronte a questo cambio di paradigma anche la grande distribuzione sembra muoversi nella direzione del “negozio di quartiere”, intensificando gli investimenti nei quartieri delle città. Le grandi catene hanno già dato vita ad esperimenti, alcuni avviati con successo. Ad esempio, nella GDO i negozi di prossimità come Carrefour Express o La Esse di Esselunga sono realtà ormai affermate. Più in generale, si stanno diffondendo sempre di più format di prossimità focalizzati su specifici servizi o pensati per target ben definiti. Questa tendenza gioverà anche ai venditori al dettaglio più piccoli, in quanto – da un’analisi svolta da “GDOWEEK – rivista multimediale” – i consumatori, in questo periodo, li hanno rivalutati molto, sia per i minori tempi di attesa, che per quella relazione umana di cui mai come ora si è compresa l’importanza.
Come pianificare la ripresa?
In momenti come questi può essere difficile tenere il passo con tutte le sfide che ci si trovano di fronte. Eppure, non si possono perdere di vista gli obiettivi di lungo periodo. Pertanto, occorre concentrarsi e pianificare la fase di recupero.
1)Sicuramente è opportuno pianificare una buona strategia commerciale e finanziaria.
Le aziende durante il periodo di lockdown, come da studi Cerved, hanno concentrato la maggiore richiesta finanziaria nei mesi di Giugno-Luglio 2020. Si registra, infatti che l’impiego di liquidità massimo a sostegno del circolante è stato concentrato nel mese di Giugno dove gli impatti della crisi economica hanno fatto registrare le performance peggiori non solo in termini di fatturato, ma anche in termini di liquidità corrente.
Grafico: Esigenza di liquidità a copertura dei costi operativi
La nuova liquidità acquisita è servita per adeguarsi alle nuove politiche di approvvigionamento. Si è cercato di ottenere maggiore dilazione nel pagamento dei fornitori e di colmare il gap dell’incasso dei crediti.
Tuttavia, la liquidità impiegata dalle banche a tassi molto competitivi, per aziende particolarmente strutturate, ha permesso non solo di ottimizzare le politiche del circolante ma ha anche assicurato un boost di crescita importante grazie ad investimenti orientati all’e-commerce ed a forme di digital delivery attraverso la realizzazione di magazzini automatizzati (nell’ottica 4.0) e sistemi di ordini informatizzati.
2) Un aiuto decisivo viene dalla tecnologia, specie nel periodo di profonda trasformazione che GDO e retail (ma anche i consumatori stessi) stanno vivendo negli ultimi anni.
Un primo soccorso viene dai Big Data, applicabili ormai a pressoché ogni ambito delle esperienze umane.
I data hub possono fornire infatti una conoscenza più approfondita della situazione per pianificare le attività logistiche necessarie.
Dalla gestione degli scaffali agli inventari, e in generale la totalità della catena di distribuzione: tutto è più facile all’aumentare dei dati disponibili e amministrati dagli addetti ai lavori.
3) Ulteriori investimenti in questo settore hanno interessato ed interesseranno il diffondersi di realtà orientate al piccolo medio commerciante ma con le politiche di prezzo e di strategia delle grandi catene.
Un esempio concreto di questo fenomeno è l’apertura di catene “Express” nei diversi quartieri urbani.
Tale format, garantirà la presenza capillare del grande marchio anche nelle aree meno servite delle città, ed in linea con il format dimensionale del piccolo negozio di vicinato.
Se la crisi pandemica ha spinto le grandi catene ad ottenere importanti incrementi di fatturato, con conseguente indebitamento bancario, il ritorno alla normalità porterà ad assestarsi a livelli pre-crisi, ma con politiche di gestione del circolante da riprogrammare. Per questo diverrà imprescindibile pianificare ed implementare un sistema di budgeting & controlling per l’ottimizzazione della tesoreria, così da non farsi trovare impreparati con i nuovi scenari.
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