Sullo sfondo di un contesto di incertezza politica e tensioni tra Russia e Ucraina, oggi scade l’accordo sul grano tra i due paesi, lasciando molte incognite sulla stabilità dei prezzi e sull’approvvigionamento alimentare globale. L’accordo, che era stato mediato dalle Nazioni Unite e dalla Turchia, aveva lo scopo di evitare una crisi alimentare mondiale, consentendo l’esportazione sicura del grano ucraino durante il conflitto in corso.
Tuttavia, la Russia ha annunciato che non intende rinnovare l’accordo fino a quando non saranno soddisfatte tutte le sue condizioni, mettendo a rischio l’approvvigionamento di grano e generando un aumento dei prezzi.
La Russia si oppone alle condizioni stabilite
La decisione della Russia di non rinnovare l’accordo sul grano è stata annunciata dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, il quale ha sostenuto che la parte dell’accordo che riguarda Mosca non è stata ancora attuata. Secondo Peskov, l’intesa è “de facto conclusa” e la Russia ha notificato la sua decisione a Turchia, Ucraina e Nazioni Unite. La questione riguardante l’accordo sul grano è solo uno degli aspetti delle tensioni tra Russia e Ucraina, ma ha un impatto significativo sull’approvvigionamento di grano e sulla stabilità dei prezzi a livello globale.
L’accordo sul grano è stato prorogato più volte in passato, ma raggiungere un accordo definitivo questa volta si è rivelato più difficile. La Russia ha continuato a sostenere che le condizioni per la proroga non sono state soddisfatte, tra cui la rimozione delle restrizioni sulle esportazioni di grano e fertilizzanti russe e la riconnessione al circuito Swift della banca agricola Rosselkhozbank. Questi punti erano stati stabiliti in un memorandum con l’Onu, che accompagnava la firma dell’accordo del Mar Nero.
Le autorità turche, nonostante le resistenze russe, si erano dichiarate ottimiste riguardo alla proroga dell’accordo e avevano continuato gli sforzi per raggiungere un compromesso. Tuttavia, le speranze sono state infrante quando la Russia ha annunciato la sua decisione di non rinnovare l’accordo. Le conseguenze di questa scelta sono significative, soprattutto per i paesi in via di sviluppo che dipendono dalle esportazioni di cereali ucraini per la loro sopravvivenza. La decisione della Russia mette a rischio la sicurezza alimentare globale e potrebbe portare a una crisi alimentare devastante.
Il prezzo del grano è aumentato vertiginosamente
L’interruzione dell’accordo ha già avuto un impatto sui prezzi del grano. Il contratto più attivo del Chicago Board of Trade ha registrato un aumento del 6,7% a 6,89 dollari per staio. La Russia e l’Ucraina sono due dei principali produttori agricoli mondiali e attori principali nei mercati di grano, orzo, mais, colza, olio di colza, semi di girasole e olio di girasole. La Russia, in particolare, ha una posizione dominante nel mercato dei fertilizzanti. L’interruzione dell’accordo sul grano potrebbe portare a una riduzione dell’offerta di grano e ad aumenti dei prezzi a livello globale.
Martin Devenish, capo dell’intelligence aziendale di S-RM, ha sottolineato che il mancato rinnovo dell’accordo sul grano mette il sud del mondo in una posizione precaria, con il rischio concreto che le attuali carestie possano peggiorare e diffondersi. La dipendenza dai cereali ucraini da parte dei paesi in via di sviluppo rende l’approvvigionamento alimentare estremamente vulnerabile alle turbolenze politiche e agli scontri tra Russia e Ucraina.
Situazione in Italia
In Italia, l’annuncio della non proroga dell’accordo riguardante i cereali provenienti dal mar Nero ha un impatto diretto. Le importazioni di grano dall’Ucraina sono aumentate notevolmente, registrando un incremento del 430% e raggiungendo oltre 142 milioni di chili nel primo quadrimestre del 2023, secondo i dati elaborati da Coldiretti basati sulle informazioni fornite dall’Istat.
Questa incertezza riguarda anche l’Italia, dove si prevede una perdita del raccolto di grano a livello nazionale di almeno il 10% a causa delle avverse condizioni meteorologiche rispetto all’anno scorso. Coldiretti sottolinea che c’è un rischio concreto che la produzione di grano duro nazionale destinato alla pasta possa scendere appena sopra i 3,7 milioni di tonnellate, mentre quella di grano tenero per il pane e i biscotti rischia di scendere al di sotto dei 2,7 milioni di tonnellate.
Questi risultati negativi sono evidenti nonostante l’aumento delle superfici coltivate. La coltivazione di grano tenero è cresciuta leggermente, raggiungendo poco più di 572.000 ettari (+6,2% rispetto all’anno precedente), mentre quella di grano duro è rimasta stabile a quasi 1,22 milioni di ettari (-1,6% rispetto al 2022), secondo quanto affermato da Coldiretti.
La comunità internazionale si trova di fronte a una sfida significativa per trovare soluzioni alternative e garantire la stabilità dei prezzi e la sicurezza alimentare globale. Le diplomazie dovranno lavorare per risolvere le divergenze tra Russia e Ucraina e trovare un terreno comune per un nuovo accordo che sia accettabile per entrambe le parti. Nel frattempo, gli effetti dell’interruzione dell’accordo sul grano si faranno sentire e sarà importante monitorare da vicino l’evoluzione della situazione e prendere misure appropriate per mitigare le conseguenze negative sul mercato globale dei cereali e sulla sicurezza alimentare.