NEW YORK (WSI) – La crisi del sistema bancario greco non è ancora risolta. L’accordo stretto a Bruxelles permette agli istituti di credito di rimanere in vita, forti dei fondi di emergenza della Bce, ma non mette al sicuro i detentori di obbligazioni bancarie.
L’ipotesi di un bail-in, anticipata da tempo da Wall Street Italia, si fa sempre più reale. Sarebbe un in incubo per i cittadini che non hanno già trasferito capitali all’estero.
I correntisti rischiano di accusare potenziali perdite, perché l’accordo richiede che il paese approvi delle pesanti riforme. I creditori internazionali, guidati dalla Germania, chiedono che la Grecia ratifichi le riforme previste nell’accordo entro il prossimo 22 luglio e adotti, tra le altre cose, la risoluzione della Banca Centrale europea e dell’Unione europea, nota come BRRD, acronimo di Bank Recovery and Resolution Directive.
La settimana scorsa l’istituto centrale di Francoforte ha aumentato l’haircut sui bond in garanzia obbligando le banche greche a fornire maggiore collaterale. Se le banche non possono più offrire il collaterale, indispensabile per avere accesso al canale di finanziamento di emergenza della Bce (ELA), faranno crac.
La risoluzione BRRD rende più facile far ripianare le perdite bancarie a creditori e depositanti, anche se il diritto fallimentare attualmente in vigore in Grecia esclude il vero e proprio bail-in del debito, come fa notare la società di rating Fitch.
Una ricapitalizzazione delle banche greche per 25 miliardi euro, dopo la chiusura di due settimane onde evitare il loro fallimento, potrebbe non essere sufficiente.
“Lo scenario sembra essere segnato per le banche greche, che necessitano di essere ristrutturate finanziariamente, per cui si andrà verso un potenziale bail-in del proprio debito”, ha detto Michael Doran, partner dello studio legale White & Case a Londra, che ha consigliato le banche cipriote nella crisi del 2013.
“L’introduzione del BRRD in Grecia, avrà un forte impatto sulle posizioni degli obbligazionisti delle banche e non vedo come potranno uscire da questa pesante situazione”.
In pratica la risoluzione BRRD, attua un cambiamento epocale sul modo di affrontare i dissesti del credito, trasferendo l’onere di un salvataggio bancario dal soggetto pubblico a quello privato. Insomma, sposta il costo delle crisi bancarie dalla finanza pubblica ai finanziatori delle banche, vale a dire gli azionisti e gli obbligazionisti.
La legge, voluta dall’Unione Europea, è attiva in molti stati dell’Unione, Italia compresa e segna il passaggio da un regime in cui le grandi banche venivano salvate con denaro pubblico (il bail out) a un meccanismo che coinvolge direttamente gli investitori nelle perdite di un istituto, (il bail in). Ciò vuol dire che ai creditori delle banche verrà chiesto o di svalutare o di convertire in azioni gli strumenti finanziari sottoscritti.
Logico pensare che tutte le obbligazioni bancarie in circolazione, incorporando questo nuovo rischio, subiranno un sensibile deprezzamento.