Economia

Grecia: alta tensione troika, Fmi chiede perdono debito contro austerity

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ROMA (WSI) – Va di scena a Bruxelles l’ennesima riunione dell’Eurogruppo dedicata alla Grecia, in eterne trattative con i creditori della troika. Stavolta tuttavia, a essere in pericolo, è la stessa troika o, anche, sono le stesse “istituzioni”, come è stato deciso, in base alle norme non scritte del politically correct, di ribattezzarla.

Una forte crepa si è infatti formata tra i creditori della troika, che sono Fmi, Bce e Unione europea.

L’Fmi sta infatti perdendo la pazienza, dopo che i suoi continui appelli a favore della ristrutturazione del debito greco sono caduti inascoltati, e nelle ultime ore ha detto chiaramente di voler assistere a un perdono nel debito per Atene: un perdono che sia “incondizionato” e “in anticipo”. Anche perchè, ripete l’istituzione di Washington, senza un intervento immediato le condizioni finanziarie della Grecia, massacrata dalla recessione, non faranno altro che peggiorare in modo drammatico, nel corso dei prossimi decenni.

L’Fmi è tornata a ripetere che è impossibile per la Grecia riuscire a sopravvivere, allo stesso tempo rispettando le misure draconiane dell’attuale piano di bail-out: anche perchè, prevede l’istituzione di Washington, soltanto gli interessi sul debito pubblico in continua ascesa divoreranno a suo avviso fino al 60% del budget entro il 2060.

L’analisi sulla sostenibilità del debito che arriva direttamente da Washington ritiene che la Grecia debba smettere di pagare il debito, e che i suoi creditori debbano di conseguenza rendere il perdono del debito automatico, una volta scaduto l’attuale piano di salvataggio del paese, dunque nel 2018.

“Fornire un perdono del debito incondizionato e immediato è cruciale per dare un segnale forte e credibile ai mercati, sull’impegno dei creditori ufficiali ad assicurare la sostenibilità del debito, che di per sé potrebbe contribuire a diminuire i costi sui finanziamenti del mercato”.

In caso di perdono del debito, secondo l’Fmi, il debito della Grecia, calcolato come percentuale del PIL, scenderebbe dal valore superiore al 180% di quest’anno, attorno al 140%. Nel caso in cui, invece, l’Europa dovesse rimanere sorda all’appello dell’Fmi, il debito della Grecia potrebbe salire fino al 250% del Pil entro il 2060.

Greek debt trajectories

Tuttavia, i falchi dell’Eurozona sembrano per ora rimanere arroccati nelle loro posizioni. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, appena arrivato a Bruxelles, ha affermato che una decisione sul perdono del debito della Grecia potrà arrivare solo nel 2018, quando l’attuale piano di bailout del valore di 86 miliardi di euro scadrà, dunque più tardi rispetto a quanto auspicato dall’Fmi.

Schaeuble ha anche tentato di calmare gli animi, affermando che non “esistono liti” con l’Fmi, e confermando di “essere ottimista” sulla possibilità che la disputa possa in qualche modo essere risolta.

Lo stesso Jeroen Dijsselbloem, numero uno dell’Eurogruppo, ha detto oggi che un salvataggio della Grecia senza l’Fmi “non è una opzione”. Peccato tuttavia che l’Fmi abbia posto come condizione sine qua non di un accordo con gli altri membri della troika proprio il perdono del debito greco.

I mercati sembrano sperare, stando almeno a quanto trapela dal trend dei tassi sui bond ellenici a breve scadenza, con i rendimenti dei titoli a due anni che scendono ulteriormente, all’8,305%.

I tassi sui bond decennali, inoltre, sebbene ora in lieve rialzo, hanno bucato il minimo degli ultimi sei mesi, testato al 7,33% nelle ultime ore di contrattazioni, scendendo sotto la soglia del 7,3%.

Bisogna vedere a questo punto se la Grecia riuscirà a porre fine a quella condizione che la caratterizza da anni, e che può essere quasi illustrata con l’immagine di Prometeo punito da Zeus (la Germania), dilaniato ogni giorno da un’aquila feroce, metafora della crisi economica, che ogni notte torna a lacerare le sue carni.

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