NEW YORK (WSI) – Se si esclude il rischio rappresentato dai derivati legati al debito ellenico presenti in bilancio, l’esposizione delle banche italiane nei confronti della Grecia “è contenuta”.
Dai calcoli di Bankitalia risulta che a marzo del 2015 “era pari a 0,8 miliardi di euro, quasi interamente verso il settore privato (0,7 miliardi)”. Lo afferma la Banca d’Italia nel bollettino economico, sottolineando che “il debito pubblico italiano include 35,1 miliardi relativi ai programmi di sostegno alla Grecia”.
Per il debito pubblico, “si tratta delle passività emesse per finanziare i prestiti concessi bilateralmente dal nostro paese tra il 2010 e il 2011 nell’ambito del primo programma di aiuti (10 miliardi), nonchè della quota di pertinenza dell’Italia (25,1 miliardi) della copertura dei prestiti erogati dalla European financial stability facility (Efsf) a partire dal 2012 all’interno del secondo programma”. Il finanziamento di questi ultimi “è stato effettuato con emissioni obbligazionarie dell’Efsf e riattribuito ai paesi creditori sulla base delle loro quote di partecipazione al capitale della Bce”.
Bankitalia invece “ha un’esposizione derivante dalla quota di pertinenza dei titoli di Stato greci acquistati dall’Eurosistema nell’ambito del Securities markets programme”. Questa esposizione, “calcolata in base alla partecipazione dell’istituto al capitale della Bce, è di poco inferiore a 3 miliardi ai valori di bilancio, a fronte di un portafoglio complessivo dell’Eurosistema di 18,3”.
Nel bollettino economico, Via Nazionale sottolinea inoltre che l’andamento dei mercati finanziari e valutari sta sostendendo la ripresa economica dell’Eurozona e quindi anche dell’Italia, che dovrebbe crescere nel secondo trimestre in misura analoga a quanto registrato nei primi mesi dell’anno e dello 0,7% in media annua.
Rivista dunque al rialzo la previsione di crescita del Pil 2015 allo 0,7% e 2016 all’1,5%. Nel frattempo “la flessione dei prestiti alle imprese si è attenuata” e sono tornati a crescere i prestiti bancari “al settore manifatturiero e quelli alle famiglie, per la prima volta da oltre tre anni”.
L’espansione monetaria, spiega la Banca d’Italia, “in particolare l’ampio ricorso delle banche italiane alle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine e il programma di acquisto di titoli dell’Eurosistema, si sta gradualmente trasmettendo alle condizioni del credito”.
“Prosegue e si estende – aggiunge Bankitalia – la riduzione del costo dei prestiti alle imprese, non più limitata alle società con primario merito di credito: anche le piccole e medie aziende segnalano nei sondaggi un accesso più agevole ai finanziamenti”.
“L’elevata consistenza di crediti in sofferenza ereditata dalla lunga recessione continua a comprimere la crescita dei prestiti e distoglie risorse dal finanziamento all’economia.
Un’accelerazione dello smobilizzo dei prestiti in sofferenza contribuirebbe a sostenere la dinamica del credito”.
“Le misure approvate a giugno dal consiglio dei ministri – sottolinea Palazzo Koch – dovrebbero rimuovere alcuni ostacoli derivanti dalla normativa vigente, accelerando la deducibilità fiscale delle perdite su crediti e rendendo più efficienti le procedure per il loro recupero”.
“L’aumento – conclude Via Nazionale – del valore dei crediti deteriorati indotto dalle riforme può agevolare la creazione di un mercato secondario di questi attivi. È in corso un dialogo tra le autorità italiane e la commissione europea sulla creazione di una società specializzata per l’acquisto di tali crediti”.
(DaC)