ATENE (WSI) – Il conto alla rovescia è cominciato, tra meno di due settimane la Grecia finirà i soldi. Atene non può tirare avanti ancora molto a lungo con una tale incertezza circa il futuro delle sue finanze. I nuovi aiuti vanno sbloccati, altrimenti sarà default. In poche parole Atene si deve piegare al volere dell’Eurogruppo.
Intanto il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis ha fatto sapere che non firmerà un’intesa che dal punto di vista matematico non torna e che il governo chiederà il rinvio dei rimborsi alla Bce. Una richiesta del genere vorrebbe dire a tutti gli effeti ristrutturare il debito.
L’idea per farlo sarebbe utilizzare uno swap del debito e utilizzare le risorse de; fondo salva stati ESM per ripagare i bond dovuti alla Bce (a cominiare dai 6,7 miliardi di euro in scadenza tra luglio e agosto). Ciò eliminerebbe il pericolo di un deafault questa estate, ma sarebbe anche a tutti gli effetti un altro bailout. I paesi dell’area euro non sono pronti per parlare di un altro piano di salvataggio finché il programma esistente non verrà completato: ovvero finché non sarà trovata un’intesa sulle riforme.
Ad ogni modo, poi, secondo Varoufakis quella del metodo di pagamento tramite l’ESM, con uno swap tra bond greci di nuova emissione e bond detenuti dalla Bce, non è un’opzione realizzabile perché Draghi non può correre il rischio di irritare la Germania. Una proposta di uno scambio di debiti del genere sarebbe accolta con freddezza da Francoforte a causa dell’arcinota opposizione di Berlino al programma di acquisto di titoli di Stato.
“In un modo o nell’altro – ha detto il professore di economia dell’Università del Texas – tra luglio e agosto il Tesoro dovrà chiedere in prestito ai suoi partner 6,7 miliardi per ripagare i bond in scadenza del programma SMP” (Securities Markets Programme). “Il rimborso di questi bond dovrà essere essere rinviato a un futuro lontano. Questo è chiaro”.
Craig Erlam, senior market analyst della società attiva sul Forex OANDA, osserva in una nota che “la Grecia ha ripagato l’Fmi ma ciò non sembra aver ridotto le preoccupazioni circa la sua capacità di trovare i fondi necessari per nuovi pagamenti in futuro o di raggiungere un compromesso con i creditori per sbloccare 7,2 miliardi di nuovi aiuti”.
Inoltre più il tempo passa e meno leva negoziale ha il governo ellenico. “Anche se continuiamo a sentir parlare di progressi, le due parti sono ancora molto distanti su alcune riforme come quelle riguardanti le pensioni e il mercato del lavoro. Nessuno vuole piegarsi alle richieste dell’altro. A meno che la Grecia non si pieghi per prima, non vedo come un accordo possa essere stretto”. Con le sue ultime dichiarazioni, tuttavia, Varoufakis non dà l’impressione di essere disposto a fare grandi concessioni.
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Contrariamente a quanto vociferato, la Grecia ha fatto sapere di non voler puntare a un “haircut” del debito. Lo ha detto il ministro delle Finanze greco, spiegando che il livello del debito è insostenibile, ma per Atene deve essere “ridisegnato” e non tagliato. Chiedere un rinvio dei rimborsi del prestito dovuto alla Bce, tuttavia, vuole dire ristrutturazione.
Il governo greco non ha fretta di indire un referendum per far decidere al popolo greco se è pronto ad accettare nuove misure di rigore pur di scongiurare un default. L’idea è cercare fino all’ultimo di trovare un accordo con i creditori europei sulle riforme da adottare in cambio degli aiuti esterni, senza dover mangiarsi impegni importanti presi in campagna elettorale, come quello di farla finita per sempre con l’austerity che ha stritolato la crescita del paese e aumentato i livelli di disagio e povertà di tanti cittadini.
Le parole pronunciate da Varoufakis, secondo cui il governo potrebbe non essere ancora in carica alla fine dell’anno, fanno pensare che Syriza è pronta a fare concessioni ai suoi interlocutori.
Anche perché il conto alla rovescia verso il default è partito. L’ultima tranche da 7,2 miliardi di aiuti è fondamentale perché Atene resti finanziariamente a galla. Che poi la Grecia sia in grado di evitare che le finanze pubbliche facciano crac sul lungo termine è un altro discorso, nonché un punto critico in cui non tutti gli economisti sono concordi.
Il team greco incaricato di intrattenere i negoziati con l’Eurogruppo deve sentire una bella responsabilità addosso. Atene sta finendo i soldi e non rimane più molto tempo per racimolare il denaro necessario per restituire i prestiti all’Fmi e per pagare gli interessi sui bond detenuti dalla Bce.
Inoltre il governo dovrà pagare le pensioni e gli stipendi del settore pubblico ogni mese: in aprile la somma è stata pari a ben 2 miliardi. Il tutto dopo che ha dovuto recuperare risorse da un conto aperto presso l’Fmi per ripagare il fondo stesso.
Viste le casse statali prosciugate – il premier Alexis Tsipras sostiene che rimangano 600 milioni di euro – Atene ha seguito una strada insolita per ripagare la tranche da 750 milioni di euro dovuta al Fondo Monetario Internazionale entro il 12 maggio.
Ha fatto ricorso a un conto di emergenza aperto presso lo stesso fondo del varlore di 650 milioni, prelevando 100 milioni di euro di riserve cash. Insomma, Atene ha prelevato dall’Fmi per ripagare l’Fmi. Il Fondo stesso ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di partecipaare a un terzo piano di salvataggio del paese.
I colloqui con l’Eurogruppo riprendono quest’oggi. L’obiettivo è raggiungere un accordo sulle riforme, secondo quanto riferito a Reuters da una fonte governativa. I punti dove le due parti sono ancora distanti sono i tagli al sistema previdenziale e al mercato del lavoro, Syriza ha fatto promesse in campagna elettorale che non si può rimangiare.
Intanto il tempo stringe.
(DaC)