Quando nel 2010 la Grecia era economicamente in ginocchio e alle prese con una crisi mai vista, il principale giornale tedesco, la Bild, titolò: «Vendete un po’ le vostre isole, greci in bancarotta!». Ma se è vero che la storia si ripete, è vero anche che a volte si ribalta.
Perchè adesso che la Germania sta attraversando un momento economico difficile e sarà costretta ad imporre tasse straordinarie, per i greci è l’ora di vendicarsi. Come ha fatto Panagiotis Lafazanis, ex ministro greco dell’Energia e dell’Ambiente nel 2015 sotto Alexis Tripas, che proprio alla Bild ha detto: «La Germania potrebbe vendere beni pubblici come le isole, per raccogliere rapidamente grandi somme di denaro».
Se fino a poco tempo fa la Germania ha goduto di un notevole successo economico, ora registra la peggiore performance a livello mondiale. Un declino innescato dalla guerra in Ucraina e la conseguente perdita dell’approvvigionamento di gas naturale a basso costo proveniente da Mosca.
La Grecia invece, dopo anni di profonda crisi economica e sociale, presenta oggi dati economici significativamente migliori rispetto alla media dell’Eurozona.
Come la Grecia da malata d’Europa è ritornata a crescere
Appena dieci anni fa, la Grecia rappresentava la vera “malata” d’Europa, tanto che in molti parlavano di una sua uscita dall’Europa e dall’euro. Nel corso di questo periodo, è difficile dire se l’austerità estremamente rigida imposta dalle istituzioni internazionali abbia salvato il paese o abbia inflitto sofferenze evitabili alla maggioranza della sua popolazione.
Nonostante ciò, i dati economici sembrano finalmente positivi. Una vera giravolta, proprio come afferma il Financial Times nel suo articolo dal titolo “Greece’s ‘greatest turnround”; nel febbraio 2012, il rating della Grecia sfiorò il livello di default selettivo. Atene venne esclusa dalla categoria “investment grade”, che rappresenta gli indicatori di affidabilità secondo le principali agenzie internazionali, con la Banca centrale europea che non poté acquistare debito greco all’interno dei suoi ampi programmi di acquisto di titoli di Stato, necessari per stabilizzare l’economia dell’area euro.
Ora Standard & Poor’s ha modificato le prospettive della Grecia da stabili a positive. A ottobre ha dato al paese il rating BBB-, il primo miglioramento dal 2013. Nel 2022, il paese aveva smesso di essere un “osservato speciale” da parte dell’Europa.
E secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, l’economia greca dovrebbe registrare una crescita del 2,5% nell’anno in corso. Questa è sostenuta dalla robusta domanda interna, dagli investimenti e dai finanziamenti provenienti dall’Unione Europea.
Quanto ha guadagnato la Germania dalla crisi in Grecia
Ma se c’è un paese che più di tutti è diventata più ricca dopo il tracollo del paese ellenico, quella è la Germania.
Lo afferma proprio il governo tedesco nel 2018 in risposta a un’interrogazione parlamentare promossa dai Verdi; dalle informazioni emerse, sembra che le casse della Germania abbiano beneficiato di circa 2.9 miliardi di euro come risultato indiretto della crisi greca. Gran parte di questi guadagni è derivata dal programma di acquisto di titoli di debito greci da parte della Banca centrale europea.
Dal 2010, la Germania ha partecipato all’acquisto di obbligazioni greche come parte di un accordo dell’Unione Europea per sostenere l’economia della Grecia. Le obbligazioni sono state inizialmente acquistate dalla Bundesbank e successivamente trasferite al tesoro statale. L’accordo iniziale tra Berlino e Atene prevedeva che qualsiasi interesse generato su queste obbligazioni sarebbe stato restituito alla Grecia una volta che avesse adempiuto ai suoi obblighi sulle riforme.
Fino al 2017, la Bundesbank aveva accumulato profitti sugli interessi per un totale di 3.4 miliardi di euro. Tuttavia, le somme trasferite alla Grecia sono state molto inferiori, con 527 milioni nel 2013 e 387 milioni nel 2014. Ciò ha comportato un utile di 2 miliardi e mezzo. Inoltre, si devono considerare ulteriori 400 milioni di interessi maturati grazie a un prestito dalla KfW Bankengruppe (KfW), la Banca per lo sviluppo.
Come si spiega il peggioramento dell’economia tedesca
L’economia tedesca si trova attualmente in recessione, ulteriormente aggravato dal fatto che le tendenze negative degli ultimi trimestri confermano che il calo continuerà ancora. Ad eccezione della Repubblica Ceca, la Germania risulta essere il paese dell’Unione Europea che, dal 2019 a oggi, ha registrato le peggiori performance in termini di crescita.
La recessione del 2020, causata dalla pandemia, ha colpito la Germania in misura meno violenta rispetto ad altri paesi, ma la successiva ripresa è stata deludente. Attualmente, il PIL tedesco si attesta appena un punto percentuale al di sopra dei livelli pre-pandemici, mentre in Italia questa cifra è di tre punti percentuali.
Il calo è dovuto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alla perdita del gas naturale a basso costo di Mosca, uno shock senza precedenti per le industrie tedesche ad alta intensità energetica, a lungo la centrale manifatturiera dell’Europa.
Un secondo colpo è arrivato quando il partner commerciale chiave, la Cina, ha subito un rallentamento dopo diversi decenni di forte crescita economica.
Questi shock esterni hanno messo a nudo le crepe nelle fondamenta della Germania, ignorate durante gli anni dei successi. Tra le criticità anche il ritardo nell’uso della tecnologia digitale, in seno al governo e alle imprese, e il lungo processo di approvazione dei progetti di energia rinnovabile, di cui c’è grande bisogno.
Il caso dei risarcimenti di guerra
Tra Grecia e Germania i rapporti non sono stati dei migliori e ci sono ferite ancora aperte dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Nel 2019 la Grecia ha chiesto ufficialmente alla Germania il pagamento del risarcimento, calcolato in 290 miliardi di euro, per le distruzioni e i massacri provocati dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale.
La Germania fece muro a questa richiesta, dato che secondo il portavoce del tempo, “la questione dei risarcimenti tedeschi è regolato in maniera definitiva sia dal punto di vista giuridico che da quello politico”. Berlino si richiama al Trattato “quattro più due” stipulato nel 1990 dopo la riunificazione tedesca, nel quale si afferma che non sono previste “ulteriori risarcimenti” rispetto ai 115 milioni di marchi stabiliti da un’intesa sottoscritta da Germania e Grecia nel 1960.