ROMA (WSI) – Oltre a essere il primo paese europeo ad avere il coraggio di sfidare apertamente le politiche di austerity di Bruxelles, la Grecia potrebbe aggiudicarsi anche un altro primato: quello di essere il primo paese europeo a dire no all’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia.
Grecia e Russia nuove alleate contro l’Europa, seppur per motivi diversi? Una cosa è certa. Atene vuole far sentire la sua voce, e lo sta facendo molto bene, sconfessando quella ipocrisia che vede paesi come l’Italia imporre sanzioni contro la Russia quasi costretta dalle relazioni diplomatiche con l’Occidente, mentre al contempo perde miliardi di euro in termini di esportazioni mancate verso il paese.
Il neo premier Alexis Tsipras del partito anti austerity Syriza è stato chiaro dicendo di opporre il comunicato con cui Bruxelles rende pubblica l’intenzione di imporre altre sanzioni su Mosca. E si lamenta del fatto di non essere stato consultato. “La Grecia non acconsente – ha detto il governo greco in un comunicato, aggiungendo che l’annuncio dell’Ue ha violato la “giusta procedura” nel non cercare un accordo con Atene”. Di fatto, l’applicazione delle sanzioni richiede l’unanimità tra i 28 governi europei. La Grecia potrebbe dunque usufruire del diritto di veto e complicare notevolmente la posizione europea verso Mosca. Oltre, ovviamente, a incrinare i già fragili rapporti con la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Intanto anche la Russia fa bene i propri conti e a tutelarsi contro non solo le sanzioni, ma anche le valutazioni dell’Occidente. Dopo la batosta S&P, che ha tagliato a junk, spazzatura, il rating del debito sovrano russo, Putin pensa a una agenzia di rating indipendente con gli altri paesi Brics: tanto che è stato già fissato un incontro a marzo, stando a quanto riferito dalla rappresentanza a Mosca del Brasile.
Putin parla da anni di tale progetto e una intesa in tal senso con Brasile, Cina, India e Sud Africa potrebbe rivelarsi cruciale, in un momento in cui le tensioni con l’Occidente sono talmente forti, da aver portato il Ministero degli Esteri della Russia a definire il downgrade di Standar&Poor’s un “ordine proveniente da Washington”. (Lna)