Società

Grecia, escalation sociale

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ROMA (WSI) – Al nono giorno consecutivo di sciopero della metropolitana, il governo ha disposto una legge di emergenza che obbliga i lavoratori a tornare al lavoro. I lavoratori con coraggio hanno continuato anche stamattina la loro mobilitazione, di conseguenza la polizia è intervenuta scontrandosi con gli scioperanti, arrestandone dieci e ferendo una donna. Non è chiaro se oggi la metro tornerà a funzionare anche perché è stato indetto uno sciopero dei trasporti e delle ferrovie.

Ormai la tensione in Grecia è in un crescendo continuo e i lavoratori non hanno paura di continuare anche a costo della galera la loro battaglia contro uno stato ostaggio dei diktat degli usurai internazionali. Ma questo è solo uno dei tanti episodi di ribellione e intolleranza che stanno colpendo la disastrata Grecia. Domenica scorsa ci fu un attentato esplosivo rivendicato dagli anarchici in un centro commerciale che provocò due feriti e ancora prima furono spati colpi di kalashnikov verso la sede del partito Nuova Democrazia, leader della coalizione di governo. E in tutta questa tensione si aggiunge la costante crescita dei partiti di estrema sinistra e di estrema destra e l’aumento di casi di violenze a sfondo razziale. Il partito neonazista Alba Dorata, protagonista di queste violenze, è ora dato al 10%, un dato enorme considerando che il partito fino a pochi anni fa non superava l’1%.

Ma che paese è la Grecia dopo queste politiche di austerità? E’ un paese con debito al 152%, in continua crescita, con una liquidità dipendente dalle tranche di aiuti internazionali, con una recessione di 4,5 punti del Pil e con una disoccupazione esplosa al 26% e che potrebbe toccare il 30% nel 2013, cioè una persona su tre senza lavoro.

La Grecia è entrata in un vortice dove l’impossibilità di rivolgersi ai mercati per finanziarsi provoca la richiesta di aiuti all’Europa e al FMI, che a loro volta per concederli richiedono l’austerità, che a sua volta provoca la recessione che implica il conseguente peggioramento dei conti pubblici e quindi una crescita del debito e la richiesta di nuovi aiuti e via dicendo. Una spirale distruttiva che sta cancellando la nazione greca e che attirerà nel suo vortice, come un buco nero, tutto i paesi europei che si sono indebitati per aiutarla, che a loro volta sono agli inizi di questa spirale.

La mia domanda è questa: possibile che i preparatissimi tecnici ed economisti europei e internazionali non capiscano l’elementare regola che l’austerità durante una crisi economica non può che portare una crisi sempre più grave? E’ come provare a spegnere un’incendio buttandoci benzina al posto dell’acqua. L’antidoto naturale alle crisi è una politica di rilancio economico non il contrario. Però possiamo concedere loro, che essendo la Grecia la prima nazione ad essere entrata nella crisi dei debiti sovrani, si sia attuata una politica sbagliata.

Ma possibile che la stessa politica economica dopo aver visto i risultati economici disastrosi che portava in Grecia, sia stata replicata egualmente in Portogallo, Spagna, Italia, Francia e presto anche in Germania? E i risultati non sono stati differenti, dato che tutti paesi colpiti dalle manovre di austerità hanno peggiorato gravemente la loro crisi economica.

Parliamo anche del Fiscal Compact, un accordo dove i paesi con debiti superiori al 60% si impegnano a diminuire il loro debito 1/20 ogni anno. E rendiamoci conto che, nel caso dell’Italia, anche solo ipotizzando di rimanere in stagnazione (quando invece sicuramente saremo in recessione), l’applicazione del Fiscal Compact ci costerebbe una manovra di 45 miliardi di euro l’anno; una tassa pesante come l’IMU ha portato “solo” 30 miliardi. Una manovra di tale portata sarebbe insostenibile. Quindi la mia domanda finale è: possibile che una politica tanto scellerata sia stata fatta solo per incapacità?

La mia personalissima opinione è che, la distruzione dell’economie nazionali e l’espropriazione della sovranità nazionale da parte degli organismi comunitari siano un piano deliberato, per la creazione dell’Europa Stato. E ai tecnocrati e banchieri non importa se questo porterà le macerie in Europa, perché loro credono sicuramente che bisogna distruggere, prima di costruire. Questa non è una tesi complottistica come possono pensare alcuni, ma è un legittimo dubbio sul fatto che persone intelligenti e preparate come i tecnocrati e i banchieri europei non si rendano conto delle conseguenze delle politiche economiche di austerità e sia tutto frutto della loro incapacità. Mi dispiace ma io non ci credo.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Hescaton – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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