Questo articolo fa parte della serie Grecia fuori dall’euro
New York – Uno degli argomenti più discussi al momento, che continua a muovere, più nel male che nel bene, i vari mercati internazionali. L’uscita della Grecia dall’euro avrebbe conseguenze di rilievo per l’intero sistema globale, ma per il paese potrebbe rivelarsi la via migliore, la più facile e la più veloce, per ripristinare delle buone basi economiche. Ecco quali sarebbero i possibili risultati, all’interno dei confini, di un’uscita di Atene dalla moneta unica.
Impatto per la Grecia.
Molti esperti, tra cui gli stessi del Fondo Monetario Internazionale, che ha prestato alla Grecia miliardi di dollari, credono che l’uscita dall’euro sia nel migliore interesse della nazione. I greci dovrebbero attraversare un periodo molto turbolento per circa due anni, in cui l’economia dovrebbe soffrire molto di più, e più velocemente, di quanto non stia soffrendo ora. Ma quando sarà finita, la ripresa sarà probabilmente più rapida di ogni altra alternativa sul tavolo.
Se i greci dovessero smettere di usare l’euro ed emettessero la propria valuta, questa varrà molto meno rispetto alla moneta unica. E’ molto probabile che la svalutazione sarà del 50% circa, ma alcuni esperti non escludono anche fino all’80%. Tutte le aziende e le banche con debiti denominati in euro sarebbero impossibilitati a ripagarli, il che vorrebbe dire default. Ciò porterebbe a una recessione ancora più profonda.
Il Fmi stima che il PIL si ridurrebbe di oltre il 10% solo nel primo anno. Ma dopo un anno o due il quadro dovrebbe nettamente migliorare e l’economia dovrebbe riprendersi più rapidamente di quanto non sarebbe stato senza la svalutazione. Questo perché la moneta svalutata renderà più costose le merci importate – costringendo i greci ad acquistare più prodotti nazionali. In turno, le esportazioni del paese saranno più convenienti e più attraenti per i compratori esteri. Questo e’ quanto successo in Islanda, che ripudiò il suo debito e ora ha un’economia in rapida crescita.
In aggiunta, pur non essendo più un membro delle 17 nazioni all’interno dell’Unione monetaria, sarebbe uno dei 10 paesi membri Unione europea che per vari motivi non utilizzano l’euro. In qualità di membro della Ue sarebbe comunque possibile per il paese ricevere assistenza finanziaria quando in gravi casi di difficoltà finanziarie.
Impatto per il resto del mondo.
Il rischio che una bancarotta della Grecia faccia sentire i suoi effetti anche in altre nazioni è nettamente diminuito nell’ultimo anno e mezzo. Durante questo periodo gran parte del debito è stato spostato fuori dal settore privato, mentre i governi hanno preso possesso del debito.
La Grecia è stata salvata per la prima volta nel maggio 2010, dall’Ue e dal Fmi. A quel tempo, i creditori in altre nazioni Ue avevano circa $68 miliardi di debito sovrano greco, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali. Se la Grecia fosse stata inadempiente, i creditori avrebbero perso $51 miliardi ad un tasso di recupero del 25%. Nei 15 mesi successivi, la quantità di debito detenuta da questi è calata di $31 miliardi. Ciò ha fortemente ridotto gli effetti di un contagio nel settore privato.
Ecco che il peso sarebbe principalmente concentrato sui governi. L’agenzia di rating Fitch stima che i crediti del settore pubblico sulla Grecia raggiungeranno $450 miliardi quest’anno. L’esposizione della Germania è nelle decine di miliardi di dollari.
Tra gli altri, l’impatto di tale evento si farà sentire nel mercato dei bond. Le nazioni più a rischio – Spagna, Italia, Portogallo e Irlanda – stanno già vedendo aumentare il costo del loro debito. Se la Grecia dovesse ripudiare il suo debito, gli investitori diventeranno ancora più insicuri e dovrebbero domandare ancora di più per dare prestiti a queste nazioni. Questo a sua volta potrebbe causare un contagio nell’intero settore pubblico, contagio di gran lunga superiore rispetto a se avesse colpito semplicemente il settore privato.
Editoriale di Constantine von Hoffman, scrittore indipendente, i cui articoli sono stati pubblicati in alcuni dei più importanti magazine, tra cui Harvard Business Review, The Boston Herald, TheStreet.com, CSO, e il Boston Magazine.