ATENE (WSI) – Appena prima di restituire i 750 milioni di euro ricevuti in prestito dal Fondo Monetario Internazionale, facendo ricorso a un conto di emergenza aperto presso lo stesso istituto, la Grecia ha lanciato un avvertimento la settimana scorsa.
Il premier Alexis Tsipras ha avvertito che la Grecia non avrebbe pagato in tempo – entro il 12 maggio – se la troika non avesse fornitio immediatamente nuova liquidità.
In una lettera indirizzata a Lagarde in Washington, a Draghi a Francoforte e a Juncker a Bruxells, il leader di Syriza ha scritto che il ripagamento non sarebbe stato possibile a meno che la Bce non avesse immediatamente alzato i limiti imposti ad Atene per emettere debito a breve termine.
Il contenuto del documento, riportato dal quotidiano greco Kathimerini e dal Financial Times, è indicativo dello stato precario delle finanze pubbliche elleniche. Atene è andata molto vicina a fare crack sul suo debito. E sarà così anche la prossima volta che dovrà ripagare i tanti debiti in scadenza che ancora ha nei confronti di Bce e Fmi (vedi tabella più sotto).
Solo il mese prossimo Atene deve restituire circa 1,5 miliardi di euro di debiti al Fondo di Washington. Inoltre il governo farà fatica a rispettare i pagamenti delle pensioni e degli stipendi ai funzionari pubblici, che sono attesi a fine mese.
Ora il governo greco spera di raggiungere un accordo con i creditori entro la fine di maggio, ma non è ancora pronto a fare compromessi sulle famose “linee rosse” indicate dal ministro dell’Economia Yanis Varoufakis su pensioni, ristrutturazione del debito, piano di crescita e obiettivi di surplus primario.
Giovedì e venerdì si tiene il prossimo summit dell’Eurogruppo a Riga, in Lettonia. Atene è fiduciosa che l’intesa con i creditori non tradirà il mandato politico in modo tale che entrambi i partiti della coalizione di governo potranno accettare le condizioni imposte.
La prossima scadenza sul debito è il 5 giugno, quanto il governo Tsipras dovrà restituire 300 milioni di euro all’Fmi.
Da ormai quattro mesi la Grecia è impegnata in intensi negoziati con i creditori europei per ricevere una linea di credito da €7,2 milioni. In cambio l’Eurogruppo chiede più riforme.
[ARTICLEIMAGE]
Gli aiuti sono indispensabili per poter rimanere a galla finanziariamente ma il partito Syriza al governo ha fatto già sapere che non può accettare riforme che vanno contro le promesse fatte in campagna elettorale: andrebbe contro il suo mandato politico. Al massimo potrebbe indire un referendum, peraltro ben visto persino dalla Germania, in cui chiedere al popolo di decidere se preferisce accettare nuove misure di austerity o se invece è meglio il default.
I creditori non sborseranno la tranche senza un accordo che li convinca sul piano delle riforme strutturali ed economiche. I punti più caldi delle discussioni sono la riforma del sistema previdenziale, del mercato del lavoro e le privatizzazioni.
Il problema è che a quanto sembra le trattative sono ancora a un punto fermo. Dopo aver letto il contenuto della lettera, il capo del dipartimento europeo dell’Fmi, ha detto che i colloqui tra creditori e Atene sono così improduttivi che il fondo potrebbe vedersi costretto a non fornire la sua fetta da 3,6 miliardi dei 7,2 miliardi previsti nella tranche del piano di salvataggio.
Il fondo ha già fatto sapere, poi, che non parteciperà a un eventuale nuovo programma di aiuti. Per l’istituto di Washington è importante che le riforme incominciano a essere messe in atto in modo che il debito greco torni su livelli sostenibili.
(DaC)