La Grecia sta mettendo soldi da parte in vista delle elezioni politiche italiane dell’anno prossimo e per via dell’instabilità politica venutasi a creare in Germania dopo le elezioni federali di questo autunno. La Grecia, che sta per uscire dal suo ultimo programma di aiuti esterni – la data prevista per la fine dell’ultima tranche dell’ultimo bailout è agosto 2018 – non vuole rischiare di subire un’altra crisi finanziaria.
Per questo le autorità hanno deciso di accantonamenti nel caso in cui accada qualcosa in un altro stato membro dell’area euro che possa causare nervosismo tra gli investitori, un fenomeno di cui pagherebbe immediatamente il conto il paese più vulnerabile dell’area, la Grecia.
Lo ha annunciato il ministro greco dell’Economia e dello Svilluppo alla CNBC. “Non sappiamo cosa accadrà in Italia e non sappiamo ancora cosa succederà in Germania, ci sono ancora questioni irrisolte in quei paesi”, ha spiegato da Atene Dimitris Papadimitriou.
“Prevedo un’uscita pulita dal programma di aiuti, ma quello che sto dicendo è che stiamo mettendo dei soldi da parte” per scongiurare nuove crisi eventuali. L’obiettivo è quello di creare un cuscinetto di sicurezza nel caso in cui si verifichi qualcosa di negativo, non necessariamente in Grecia.
Papadimitriou ha aggiunto che “come ben sapete l’Unione Europea è molto instabile” e quindi “bisogna essere preparati non solo a una crisi a casa propria ma anche per quello che succede nella casa del vicino”.
La primavera del 2018 si tengono le elezioni politiche in Italia e non è detto che dalle urne emerga un chiaro vincitore. Intanto in Germania il partito dei conservatori della cancelliera in pectore Angela Merkel fatica a trovare un accordo per la formazione di una coalizione di governo.
Il voto in Italia viene indicato da molti commentatori e analisti di mercato come uno dei rischi maggiori nel 2018. Da noi sempre più elettori si sentono delusi dall’esperienza dell’Europa Unita e soprattutto dalle politiche dell’establishment degli ultimi anni e vogliono un vero cambiamento.
Sia in Usa sia nel Regno Unito questo sentimento diffuso di rancore e rabbia per la classe politica al potere ha portato alla vittoria di formazioni populiste. In Italia sta spingendo anche partiti che si possono identificare come pro establishment e filo europei a evocare misure “populiste” poco responsabili dal punto di vista fiscale, che tenderebbero sì a premiare sul breve i cittadini e i pensionati, ma che rischiano di gonfiando ulteriormente il secondo debito maggiore d’Eurozona, divergendo dalle traiettorie di rientro del deficit tracciate dalle autorità Ue.