Società

Grecia: non solo e’ fallita, adesso c’e’ lo sciopero generale

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Grecia al rallentatore domani per lo sciopero generale convocato contro le misure di austerity imposte dal governo socialista del premier Georges Papandreou. Gli scioperi toccheranno tutti i settori, in primis quello dei trasporti: i controllori di volo incroceranno le braccia tra le 12 e le 16 ora locale, con la cancellazione prevista di 33 voli interni e un volo per l’estero di Olympic Air e di 13 collegamenti interni della compagnia Aegean.

Quasi tutti i traghetti per le isole resteranno in porto, così come i treni nelle stazioni e i mezzi di trasporto urbano nei terminal. Lo sciopero generale, il secondo dall’inizio dell’anno, dopo altri sette nel 2010, investirà anche le amministrazioni pubbliche, le scuole e gli ospedali. Il Paese resterà anche privo di informazione per 24 ore per l’adesione allo sciopero dell’unione dei giornalisti.

A metà giornata di domani i sindacati Gsee del settore privato e Adedy del settore pubblico organizzaranno una manifestazione ad Atene e Salonicco, per protestare contro gli ulteriori tagli e privatizzazioni imposti al Paese in cambio del salvataggio finanziario da parte dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale. (fonte afp)

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Da missione di ricognizione che avrebbe dovuto essere, si è trasformata in un intervento di supporto la nuova trasferta in Grecia dei tecnici di Unione europea, Bce e Fmi. Negli ultimi giorni la penisola ellenica è tornata al centro dei riflettori e delle tensioni di mercato, tra speculazioni di stampa e smentite, che si sono trascinate anche oggi in merito a un possibile intervento di aiuti supplementare, che secondo alcune indiscrezioni potrebbe aggirarsi attorno ai 60 miliardi di euro. Una ipotesi che però è stata smentita da Atene, mentre il commissario europeo agli Affari economici. Olli Rehn ha affermato che è “prematuro” azzardare ipotesi sulle necessità di rifinanziamento del paese nel 2012, dato che è compito proprio dei tecnici ora nel paese valutare questo capitolo.

Ad ogni, modo Rehn ha voluto rimarcare come tutte queste vicende vadano ricondotte nel loro ambito: “l’euro è una moneta stabile, non c’è una crisi sull’euro – ha affermato durante una conferenza stampa -. Abbiamo una crisi sui debiti pubblici in alcuni paesi dell’area euro: è una distinzione che è importante tenere a mente”. Questo dopo che negli ultimi giorni la valuta unica ha accusato alcune fluttuazioni ribassiste anche a seguito delle tensioni sulla Grecia. Peraltro venerdì scorso un settimanale tedesco si era spinto ad avanzare l’ipotesi-spauracchio di una uscita del paese dall’euro, mentre ieri Standard & Poor’s ha nuovamente declassato la Grecia. Oggi l’euro ha mostrato una dinamica stabile attorno a 1,435 dollari.

Dopo le ultime tensioni il premier ellenico George Papandreou ha affermato che il paese intende proseguire sulla strada dei “cambiamenti necessari”. La Grecia “si trova a un crocevia, la maggioranza schiacciante del popolo greco vuole che continuiamo i grandi cambiamenti necessari. Prendiamo le decisioni che servono per assicurare l’uscita dalla crisi”. Intanto però domani il paese funzionerà al rallentatore, a causa di un nuovo sciopero generale convocato contro le misure di austerità imposte dal governo. Coinvolti tutti i settori, in primis quello dei trasporti: i controllori di volo incroceranno le braccia tra le 12 e le 16 ora locale, con la cancellazione prevista di 33 voli interni e un volo per l’estero di Olympic Air e di 13 collegamenti interni della compagnia Aegean.

Quasi tutti i traghetti per le isole resteranno in porto, così come i treni nelle stazioni e i mezzi di trasporto urbano nei terminal. E’ il secondo sciopero generale dall’inizio dell’anno, dopo altri sette nel 2010, e investirà anche le amministrazioni pubbliche, le scuole e gli ospedali. Il Paese resterà anche privo di informazione per 24 ore per l’adesione dell’unione dei giornalisti.

In un quadro che resta difficile il paese è almeno riuscito a chiudere un’altra asta di collocamento di titoli di Stato, sempre a breve scadenza (i più facili da piazzare), 6 mesi di scadenza per 1,6 miliardi di euro. La domanda ha superato di tre volte l’offerta mentre i rendimenti, cartina di tornasole delle percezioni di rischio dei mercati, sono nuovamente saliti, al 4,88 per cento, anche se si sono invece leggermente moderati sui bond a 10 anni. Su questa scadenza chiave il differenziale (spread) di rendimento rispetto ai bund a 10 anni della Germania resta superiore ai 12 punti percentuali.

Nei giorni scorsi quello su cui la Grecia aveva ammesso di esser orientata era la richiesta di un allungamento dei termini di restituzione degli aiuti ricevuti. Sono state invece sistematicamente smentite le ipotesi di ristrutturazione del debito e ancor più quella di un default, anche oggi da vari esponenti della Bce, tra cui Lorenzo Bini Smaghi, che siede nel Comitato esecutivo dell’Eurotower. Un default sarebbe un “suicidio politico”, ha detto, e una tragedia per la popolazione. I segnali di un rafforzamento del piano di aiuti sembrano invece positivi, il ministro delle Finanze della Francia, Christine Lagarde ha affermato che si continuerà ad aiutare la Grecia. Più prudente Berlino ha affermato di attendere le conclusioni della nuova missione Ue-Fmi. Intanto la Borsa di Atene è apparsa rassicurata, chiudendo in recupero dell’1,44 per cento.

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(ASCA) – Firenze, 10 mag – A Firenze seconda giornata di confronto sulle tematiche europee. Se ieri, nell’ambito del Festival d’Europa, il dibattito si era concentrato sulla mancanza di una politica estera comune e sul ritorno del populismo e dell’euroscetticismo, oggi, con l’arrivo dei banchieri centrali, il tema caldo e’ stata la crisi del debito sovrano. Occhi puntati dunque sulla Grecia.

Lapidario Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce, un’insolvenza ma anche una ristrutturazione del debito pubblico, con un taglio netto del valore di rimborso dei titoli di stato ellenici, rappresenterebbero un ”suicidio politico”, con conseguenze disastrose sul piano sociale ed economico per la popolazione, oltre a rappresentare ”una punizione per una certa categoria di investitori”, dalle banche ai piccoli risparmiatori. Bini Smaghi non si e’ sottratto, come gia’ fatto dal presidente della Bce di fronte al parlamento europeo, ad avvertire chi ha responsabilita’ politiche di non cedere alla sirene di coloro che parlano di ristrutturazioni e insolvenze gestite in ”maniera ordinata”. Proposte, ha spiegato Bini Smaghi, che rischiano di assecondare le lobby dei grandi investiori che scommettono sui Cds, ”le assicurazioni contro l’insolvenza degli emittenti di obbligazioni senza nemmeno possedere i titoli di stato”.

Nei fatti ci si assicura senza nemmeno possedere l’oggetto della copertura assicurativa. Cosi’ i Cds, da strumento di copertura del rischio, si trasformano, per parafrasare un vecchio film di Brian De Palma, in un pericoloso ”Dress to kill”, un vestito per uccidere. Insomma i mercati finanziari invece di funzionare correttamente talvolta inseguono ”incentivi perversi”, ha spiegato Bini Smaghi. Stessa musica da Yves Mersch. Per il governatore della Banca centrale del Lussemburgo, la ristrutturazione del debito della Grecia ”non e’ un’opzione. Siamo in uno stato di diritto, c’e’ un programma scritto da rispettare”.

Resta il dubbio che l’attuale piano di risanamento convinca i mercati e consenta alla Grecia di ritornare a raccogliere capitali con l’emissione di titoli a lungo termine dal 2012. Possibilita’ al momento preclusa a causa dei tassi di interesse stratosferici, dal 25% al 15%, richiesti dagli investitori sui titoli di stato ellenici a medio e lungo termine. ”Bisognera’ verificare quando arriveremo a quel momento, dipende da quello che la Grecia avra’ fatto” sul risanamento dei conti pubblici, ha detto Bini Smaghi.

E’ vero che Atene continua a raccogliere denaro con l’emissione di titoli a breve termine con scadenza trimestrale, ma deve corrispondere un interesse annuo superiore al 4%, piu’ di quanto la Germania paga per dieci anni. Difficile che possa durare, forse la Ue dovra’ prepararsi a mettere sul piatto nuovi aiuti, dopo i 110 miliardi stanziati insieme al Fondo Monetario Internazionale.