ROMA (WSI) – Il Bundestag, il parlamento tedesco, ha dato il via libera all’erogazione del prestito ad Atene per altri quattro mesi, come stabilito nell’accordo con l’Eurogruppo. I parlamentari hanno preso la parola, esprimendo anche riserve, ma alla fine hanno accettato la linea ufficiale.
Le richieste di sostegno sono arrivate alla fine anche dal ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, che in precedenza aveva fatto minacce al governo Tsipras.
L’esito positivo del voto significa che Atene ha tempo fino alla fine di giugno per soddisfare le richieste dei creditori, e ricevere l’ultima tranche del programma di aiuti finanziari, del valore di €7,2 miliardi. Al contempo il CdA del fondo salva stati European Financial Stability Facility ha accettato di prolungare il pacchetto di aiuti fino al 30 giugno.
Non sono mancati tuttavia nuovi moniti alla Grecia. Wolfgang Schaeuble ha detto che “la Grecia non può decidere da sola” quando di mezzo ci sono soldi dei contribuenti di tutti i paesi e “non deve fare ricatti”. Anche se l’ok finale è arrivato, il giornalista del Financial Times Jeeven Vasagar fa notare che Angela Merkel ha sofferto una “notevole ribellione”, dal momento che sono stati 32 i parlamentari tedeschi che hanno votato contro il piano di dare alla Grecia più tempo.
Ma in queste ultime ore l’attenzione non è stata rivolta solo alla Germania, ma anche al rischio che la Grecia faccia default sul debito che ha nei confronti del Fondo Monetario Internazionale già la prossima settimana.
A tal proposito, è bene ricordare l’alert di S&P, lo scorso ottobre del 2014: l’analista Marie-France Raynaud disse che la Grecia non sarebbe riuscita a coprire il suo fabbisogno di finanziamenti. E che il paese avrebbe dichiarato default nei 15 mesi successivi, senza finanziamenti per un valore di 43 miliardi di euro.
I mercati sono ben consapevoli degli eterni rischi che incombono sulla Grecia, tanto che ieri l’euro è crollato dopo che Marketnews ha riportato la notizia secondo cui i creditori di Atene starebbero contemplando l’eventualità di un terzo bailout, il cui valore potrebbe superare anche i 30 miliardi di euro.
Ekathimerini ha poi ricordaro che la Grecia deve pagare all’Fmi 310 milioni di euro il prossimo 6 marzo; sempre al Fondo Monetario Internazionale, un debito di 350 milioni scade il 13 marzo, 580 milioni il 16 marzo e altri 350 milioni il 20 marzo.
Gli stessi funzionari greci ammettono che riuscire a posticipare il rimborso delle tranche al Fondo Monetario Internazionale è considerato “complicato in via eccezionale”, e “con molti ostacoli”. Le autorità precisano che un tale scenario – la scelta di postporre i pagamenti – sarebbe “un chiaro default”, con conseguenze sugli altri prestiti che la Grecia ha ricevuto.
Alekos Flambouraris, ministro greco di Stato per il coordinamento delle operazioni governative, ha detto chiaro e tondo che “la Grecia potrebbe posporre il pagamento al Fondo Monetario Internazionale, nel caso in cui non riuscisse a trovare i finanziamenti sufficienti”.
Intanto nella Bundestag parla Ralph Brinkaus, del partito conservatore CDU (cristiano-democratici, lo stesso della Merkel) e CSU. Il parlamentare afferma che i problemi della Grecia non sono stati provocati dalla troika ma che risalgono a molto tempo prima, e che la troika è stata decisamente generosa nei suoi aiuti.
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(Lna-DaC)