ATENE (WSI) – L’austerity torna a far paura. Il Parlamento greco ha votato a favore delle nuove misure concordate con i creditori per lo sblocco di una nuova tranche di aiuti e fuori dall’aula ad Atene proseguono le proteste. Dopo lo sciopero generale indetto ieri per 24 ore dai sindacati del settore pubblico e privato, il parlamento ellenico ha comunque dato l’ok al varo delle misure che il governo dovrà adottare nel 2018 e 2019.
In particolare si prevede il prossimo anno il taglio alle pensioni, il tredicesimo da quando è scoppiata la crisi del debito, e poi l’anno successivo l’abbassamento della soglia di reddito esentasse. Misure che dovrebbero produrre risparmi di costi pari a 4,5 miliardi di euro. Se Atene rispetterà gli impegni presi potrà varare alcune misure sociali come forma di compensazione ai tagli: tra queste l’aumento degli incentivi per la prima casa ai meno abbienti, l’aumento dei fondi per l’istruzione e la sanità e la riduzione delle aliquote per i redditi più bassi.
Il via libera del Parlamento alle misure non è stato certo facile e si è consumato l’ennesimo scontro tra il premier Alexis Tspiras e l’opposizione guidata da Kiriakos Mistotakis, leader di Nea Demokratia.
“Ci state facendo firmare un quarto accordo di sacrifici dopo aver promesso che i tagli erano finiti meglio andare subito al voto e vedere a chi credono gli elettori”.
Risponde Tspiras:
“Siamo arrivati all’ultimo gradino della crisi, abbiamo davanti a noi la fine del tunnel e nel 2018 usciremo dal memorandum”.
Nonostante ciò, il pacchetto di misure è stato approvato con 153 voti a favore e 128 contrari. Ora la palla passa all’Eurogruppo che lunedì prenderà in esame il dossier Grecia e decidere se dare il via libera al piano per la ristrutturazione del debito del paese, arrivato al 179% del Pil.
Intanto fuori dall’aula la maggioranza delle 15mila persone presenti al corteo indetto dai sindacati ha mantenuto un comportamento decoroso e le proteste sono state per lo più pacifiche. Alcuni manifestanti si sono tuttavia scontrati con le forze dell’ordine. Come si può biasimare i cittadini per essere pieni di rabbia dopo cinque anni di misure lacrime e sangue?