Economia

Grecia: per capo ESM debito non va perdonato

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BRUXELLES (WSI) – La notizia non può passare inosservata: il capo del fondo salva stati ESM vuol far valere la linea dura, mettendo in dubbio la posizione ufficiale della Troika sull’ammontare del debito greco che sta veramente pesando sull’economia.

È solo l’ultimo segnale in ordine di tempo di un possibile passo indietro dell’Eurozona dall’impegno di ridurre il debito pubblico ellenico, il più grande del blocco a 17. L’idea di perdonare parte del passivo statale non è tabù da tempo, ma ora viene rimessa in discussione.

In un’intervista concessa al ‘Wall Street Journal’, Klaus Regling, direttore esecutivo del Meccanismo Europeo di Stabilità, ha detto che gli obiettivi per abbassare il debito, cruciali nell’ultimo piano di aiuti della Troika, sono “privi di significato”.

Per valutare con accuratezza la sostenibilità del debito, bisognerebbe prestare maggiore attenzione ai tassi di interesse eccezionalmente bassi che Atene ha pagato sin qui, così come alle condizioni e ai tempi di ripianamento del debito. Termini che differiscono nettamente dagli altri Paesi indebitati.

I commenti sono in linea con la posizione della Germania e degli altri Stati teutonici dell’area della moneta unica, che ritengono che con ogni probabilità ci sia bisogno di un terzo piano di aiuti esterni. Ma vanno controcorrente rispetto alle richieste del Fondo Monetario Internazionale per la rinuncia ad avere indietro una parte dei soldi che hanno già avuto in prestito.

Regling è solo l’ultimo funzionario Ue in ordine di tempo a mettere in discussione i calcoli effettuati sul debito ellenico e che hanno creato le basi per l’accordo stretto a novembre dalla Troika (Commissione Ue, Bce e FMI).

“Non è sufficiente avere un obiettivo a livello di rapporto del debito”. “È privo di significato”.

Allora i ministri dell’Eurogruppo hanno stipulato un accordo che aveva l’obitettivo di abbassare il fardello al 124% del Pil entro il 2020, in calo dal 170% attuale. I ministri hanno anche promesso che il debito sarebbe stato “sostanzialmente inferiore al 110%” due anni dopo.

Per l’Fmi questo impegno, contestato da Regling e che ha spinto Atene sull’orlo del collasso finanziario aumentando la possibilità di un’uscita dall’area euro, è uno dei passaggi cruciali dell’intesa.

I funzionario del Fondo ha spiegato che non avrebbe potuto prestare soldi alla Grecia senza la certezza che il debito sarebbe stato ripagato. Gli obiettivi hanno anche aumentato le chance che i governi dell’Eurozona avrebbero perdonato parte del debito, nonostante le smentite da parte dei Paesi più ricchi come la Germania.

I calcoli compiuti nell’analisi di sostenibilità del debito – secondo Regling – non prendono in considerazione i termini particolarmente vantaggiosi con cui è stato disegnato il programma di salvataggio

I prestiti dell’area euro sono concessi a interessi molto bassi e, in media, non devono essere restituiti prima dei prossimi 30 anni. Non è un elemento da poco per Regling ed è “l’equivalente di una svalutazione” del debito.