A fermare le mire espansionistiche dei cinesi in Europa ci pensano i greci. Dopo aver intavolato una serie di accordi commerciali con l’Italia con la Nuova Via della Seta, Pechino è stata messa alla porta dalla Commissione Archeologica Centrale di Atene, la Kas.
Ricapitolando brevemente i fatti il colosso cinese della navigazione Cosco ha preso il controllo del più grande porto greco nel 2016, comprando per 368,5 milioni di euro il 51% del capitale della Piraeus Port Authority. In seguito Cosco intavolò progetti di costruzione di un grande centro commerciale e di un mega-hotel di lusso a cinque stelle al Pireo ma ora a mettere i bastoni fra le ruote ai cinesi arriva la Commissione archeologica ateniese. La Kas ha dichiarato di interesse archeologico una parte dell’area collocata proprio vicino al porto, trasformando in realtà metà della città come sito archeologico. Ora anche i progetti di Cosco che erano già stati approvati dovevano essere indirizzati al Ministero della Cultura, al Consiglio archeologico centrale e al Consiglio centrale dei monumenti moderni per la riautorizzazione.
E contro chi vede in questa decisione un’abile mossa del governo di Alexis Tspiras in vista delle elezioni, parlando al South China Morning Pos , il vice primo ministro greco Yanis Dragasakis fuga i dubbi.
Non è legato alle elezioni. È legato alla complessità della decisione da prendere. Questa zona è piena di antichità, fatto che richiede che tutte le procedure siano seguite correttamente. In ogni caso, l’investimento per il porto del Pireo è un investimento molto, molto importante. Il governo greco farà del suo meglio per facilitare la presenza di Cosco in Grecia”.
Tspiras deve fare i conti difatti con il caso di consensi dopo che il Parlamento greco lo scorso 29 marzo ha approvato una legislazione più rigida sulla protezione dei debitori, modificando la legge che impediva l’esproprio della prima casa. Ciò significa che da oggi niente più taglio del mutuo, previsto per circostanze eccezionali come la disoccupazione da crisi.