ATENE (WSI) – In Grecia i problemi non sembrano finire mai. Ora le banche elleniche non riescono più a trovare broker disposti a effettuare con loro operazioni di trading in valuta estera.
È un problema serio, considerando che il Forex è uno dei mercati più liquidi al mondo, ed è alimentato di tentativi dei broker internazionali di ridurre le linee di credito. Il tutto implica un aumento dei costi.
Le società di investimento e istituzioni di tutto il mondo sono sempre più riluttanti dall’eseguire scambi con le banche greche sui mercati, per paura di esporsi al rischio di un default del debito pubblico ellenico e per via della possibilità crescente che vengano imposti controlli di capitale presso le banche.
Quest’ultima è una manovra di ultima spiaggia a cui ricorrono talvolta i governi per impedire una corsa agli sportelli. È quanto successo a Cipro due anni fa.
La paura è che nel caso di un default o di un’uscita della Grecia dall’area euro, l’euro si indebolisca fortemente, lasciando i broker che hanno fatto affari con la Grecia esposti a rischi molteplici.
Ieri la Grecia ha evitato il default, pagando in tempo 200 milioni al Fondo Monetario Internazionale, ma è solo la prima di una serie di scadenze che Atene dovrà rispettare tra maggioe giugno. Ne restano altri 750 da restituire entro il 12 maggio. Il giorno prima si terrà un vertice cruciale per decidere le sorti del paese.
Al prossimo Eurogruppo si discuterà del piano di riforme che il governo Tsipras presenterà cercando di convincere i creditori internazionali a offrire in cambio nuovi prestiti.
Intanto però in patria il governo guidato dal partito di sinistra Syriza ha lanciato un affronto alla Troika dei creditori tanto criticata in campagna elettorale.
Tramite una legge approvata per vie parlamentari stabilito la riassunzione di 3.900 dipendenti statali licenziati “illegalmente” secondo il governo. La norma consente di riprendere in servizio una parte degli impiegati che erano stati esclusi dal personale come conseguenza diretta delle misure di austerità imposte da Bce, Commissione UE e Fmi.
(DaC)