Lo scivolone di Wall Street di venerdi’ ha fatto si’ che l’indice Dow Jones adesso sia dell’11,5% al di sotto del massimo stabilito il 25 agosto, un tassello in piu’ di quella che tecnicamente dopo un ribasso del 10% viene definita ”correzione”. Per l’anno l’indice dei titoli industriali rimane in crescita del 9,1%. L’indice Standard & Poor’s 500 (il benchmark degli investitori istituzionali e professionali), ha accusato il colpo ancor di piu’, perdendo nella settimana il 6,6%, e annullando cosi’ quasi tutto il guadagno dell’anno. Lo S&P 500 adesso si trova a quota 1.247, cioe’ – 12% sotto il massimo assoluto di luglio, e mostra un rialzo da gennaio quasi patetico, l’1,5%. Il Nasdaq, che lunedi’ scorso ha festeggiato il nuovo massimo storico a quota 2.915, ha chiuso la settimana in calo del 5,7%, a 2.731. Per l’anno l’indice piu’ affollato di titoli tecnologici e’ in rialzo di un notevole + 24,6%.
”Lo scenario e’ decisamente cambiato rispetto ai massimi dell’estate – ha detto Byron Wien – US equity strategist alla Morgan Stanley Dean Witter. ”La gente adesso pensa che l’inflazione non sia morta e seppellita. L’economia e’ forte, il dollaro e’ debole, e di fatto i tassi possono ancora salire”. Wien dice che la la domanda cruciale e’, da luendi’, se il Dow e lo S&P 500 rimbalzeranno velocemente di nuovo verso i massimi dell’estate. Sia nel 1997 che nel 1998, i due indici accusarono il colpo di brutali ribassi proprio in autunno, ma poi riuscirono a mettere a segno un altrettanto repentino recupero. Wien e’ convinto che stavolta un eventuale ripresa dei corsi azionari arrivera’ piu’ lentamente, perche’ il sistema dei tassi e’ in condizioni meno favorevoli rispetto all’anno scorso. Nel 1998 la Federal Reserve allento’ di 3/4 di punto la politica monetaria i tre tappe consecutive, proprio per evitare un crack generale sui mercati, a quell’epoca per via della crisi finanziaria in Russia e Asia. Stavolta invece la quasi totale maggioranza degli operatori di Wall Street ritiene che la Fed aumentera’ di ”almeno” 1/4 di punto i tassi a breve (federal funds) nella prossima riunione dell’Open Market Committee prevista tra un mese, il 16 novembre. ”Il problema e’ proprio Alan Greenspan” dice Charles Pradilla, equity strategist alla SG Cowen. ”Il chairman della Fed sembra proprio determinato a far scendere Wall Street, per evitare una bolla speculativa simile a quella dell’indice Nikkei in Giappone nel 1989”; (l’indice della borsa di Tokio tocco’ un massimo di oltre 45.000, mentre oggi, dieci anni dopo, a mala pena riesce a tenere quota 18.000). ”Greenspan e’ come chi ha organizzato un party: anche se e’ stato lui l’artefice del divertimento generale, alla fine si accorge che gli ospiti si sono fatti prendere la mano, bevono troppo, tengono la musica eccessivamente alta”, dice un operatore di New York. ”Cosa fa, allora, il padrone di casa? Spegne le luci e abbassa il volume. Prima che venga la polizia e trovi tutti ubriachi”.